Da diversi anni, ormai, il mondo della F1 in inverno si eclissa. La grancassa mediatica che accompagna il Circus si affievolisce, i protagonisti si nascondono tra vacanze e preparazione fisica, concedendo qualche sporadica apparizione a premiazioni, eventi benefici o incontri propiziati dagli sponsor. La cortina di ferro che circonda le sedi delle scuderie, spezzata solo da qualche sussurro che in un batter d’occhio si amplifica – e distorce – in urli forieri di rivelazioni clamorose, subito smentite, cela i progetti delle più sofisticate automobili del pianeta. Non resta quindi che riempire questo vuoto comunicativo con le più svariate analisi: si parte dalla stagione precedente, si prosegue con bilanci su periodi, ere o decenni, si arriva ai prospetti futuri. Alcuni inverni, però, sono più fortunati di altri in merito agli argomenti riguardo i quali poter riflettere, dibattere, immaginare o a volte addirittura sognare. Sono quelli che precedono stagioni durante le quali scadono i contratti di buona parte dei piloti del mondiale. I mesi che abbiamo appena vissuto promettevano scintille da questo punto di vista: a causa della rivoluzione regolamentare 2021, ad Abu Dhabi erano solamente tre i piloti sotto contratto oltre il 2020. Leclerc in Ferrari, Perez in Racing Point, Ocon in Renault. Il paradiso del fantamercato F1. Possibilmente una totale rivoluzione.
Sono bastati due annunci in circa un mese da parte di Ferrari e Red Bull per spazzare via qualunque ipotesi di radicali cambiamenti. Charles Leclerc sarà pilota Ferrari fino al 2024. Il che, in sé e per sé, non è che cambiasse di molto la situazione: semplicemente, la durata dell’accordo, ed il ritocco dell’ingaggio del monegasco, hanno definitivamente confermato il suo ruolo di futura prima guida Ferrari. Preventivabile, a meno di non immaginare il chiacchierato arrivo di Hamilton a Maranello, eventualità che dimostrerebbe tendenze alquanto masochistiche da parte della dirigenza rossa. L’atmosfera è tesa con Vettel in squadra, affiancare a Charles un probabile sette volte campione del mondo prometterebbe effetti tutt’altro che rasserenanti. Quanto ha davvero sorpreso i più, appena dopo l’epifania, è stato il comunicato stampa Red Bull che celebrava l’accordo tra Verstappen e la scuderia austriaca fino al 2023. Una vera e propria bomba di mercato, che ne ha cambiato gli equilibri e raffreddato le velleità. Solo la tempistica dell’annuncio – sparito tra notizie ben più gravi e non aiutato dalla generale sonnolenza dell’ambiente – ha fatto sì che le conseguenze passassero un po’ in sordina. Il team di Milton Keynes, assicurandosi le dipendenze dell’olandese, in un colpo solo ha confermato implicitamente un impegno duraturo (a meno di insuccessi clamorosi) da parte di Honda, ha obbligato ad una trattativa a senso unico Mercedes ed Hamilton, con il secondo forte di un potere contrattuale non indifferente a questo punto, ma soprattutto ha letteralmente azzerato un’enorme fetta delle speculazioni possibili in merito ad eventuali cambi di casacca nel 2021.
Certo, rimangono comunque moltissimi i piloti senza un contratto per la prima stagione del nuovo corso regolamentare. In casa Red Bull e Mercedes, dove la politica di una netta prima guida è ormai consuetudine da tempo, il pilota trascinatore – a meno di clamorosi colpi di scena – è stato scelto. Si potrà quindi ragionare soltanto sulla spalla dell’attore principale, con ottime possibilità che rimangano saldi al loro posto Bottas ed Albon.
Su chi si concentreranno, perciò, pressoché tutte le voci di mercato? Tutte le opinioni, i dibattiti interni ed esterni alla squadra, le manovre di agenti e consiglieri? Su Sebastian Vettel ed il suo sedile in Ferrari. Chi correrà assieme a Leclerc sulla prima rossa ad effetto suolo dal 1982? A Maranello affiancheranno al monegasco un pilota che lo supporti, sia capace di conquistare punti pesanti ma ne sia, almeno sulla carta, inferiore, oppure tenteranno di proseguire sulla strada delle due punte? In fondo sono diversi i team manager che nel passato, pur avendo dovuto sopportare immensi mal di testa, hanno difeso tale combinazione di conduttori. L’atmosfera in squadra ne ha sofferto, ed i cicli vincenti sono stati magari meno duraturi di quanto altrimenti possibile, ma coppie quali Senna-Prost in McLaren o Mansell-Piquet in Williams hanno letteralmente annichilito la concorrenza a fine anni Ottanta.
Immaginando quindi si voglia mantenere lo schema a due cavalli vincenti in Ferrari, l’opzione percorribile è oggettivamente una sola: il rinnovo di Sebastian Vettel. Mettere sotto contratto Lewis Hamilton sarebbe finanziariamente svantaggioso e, per quanto l’inglese sia indiscutibilmente il migliore sulla piazza, a tendere destabilizzante per l’armonia a Maranello e controproducente immaginando una crescita costante di Leclerc. Su quali basi sostenere quindi una candidatura per il quattro volte campione del mondo a compagno del monegasco oltre il 2020? Perché, al contrario, il matrimonio celebrato ad inizio 2015 dovrebbe finire?
L’aspetto finanziario, per quanto poco romantico, in F1 ha un peso ovviamente preponderante. In questo momento, e non è detto la situazione permanga nel 2020, ci torneremo tra pochissimo, Sebastian Vettel non è un investimento del tutto giustificato in Ferrari. Le cifre dello stipendio non sono – ovviamente – mai state ufficialmente divulgate. Ma le stime concordano nell’indicare una cifra che di base, escludendo quindi i bonus, è circa quattro volte superiore a quella ottenuta da Leclerc in seguito al rinnovo di dicembre. Giustificabile, considerato il palmares e l’esperienza dei due; molto meno considerando le prestazioni dell’ultimo anno. Prestazioni: il vero nodo della questione. Ciò che più conterà, anche per eventualmente una conferma del sedile – e dell’attuale remunerazione – di Vettel. Chi taglierebbe l’ingaggio al campione del mondo 2020, non riconfermando colui che riporterebbe il titolo a Maranello dopo dodici anni? Se il progetto 671 dovesse rivelarsi vincente, ed aderente alle caratteristiche di guida di Sebastian, nulla toglie che il tedesco possa battere l’intera concorrenza, Leclerc compreso. Del resto, da Singapore ad Interlagos le prestazioni dei due alfieri Ferrari non sono state così dissimili. Con un solo, pesantissimo distinguo: gli errori di Sebastian. Non serve tornare sui singoli episodi, ma è innegabile come gli stessi abbiano irrimediabilmente, ed a cadenza pressoché fissa da Hockenheim 2018, mortificato il potenziale di pilota e squadra. Nel ritmo gara Vettel è superiore a Leclerc, come ha ammesso recentemente lo stesso monegasco. In qualifica non sono mancati gli acuti. Quanto sembra aver perso, Seb, è la continuità. Dote imprescindibile per sfidare la corazzata Mercedes-Hamilton (ammesso Ferrari, e Red Bull, ne possano essere capaci nel 2020). Chiunque segua la F1 si augura un recupero totale del tedesco, tanto per lo spettacolo della serie quanto umanamente, vista la caratura del personaggio in questione. Con i mezzi a disposizione ad una settimana dalla presentazione delle prime monoposto, però, risulta complesso immaginare un Vettel nettamente migliore di Leclerc nella stagione che inizierà a marzo da Melbourne.
Dovesse quindi riproporsi una situazione di classifica come quella di quest’anno, Sebastian Vettel dovrebbe accettare una sostanziosa riduzione dello stipendio, ed un sedile nonostante quanto dichiarato sicuramente non di prima guida, bensì di ‘appoggio esperto’ al cavallino del futuro Leclerc? Al di là dell’ingaggio, che rimane però una oggettiva ed incontrovertibile riconoscenza della posizione in squadra, chi scrive crede fermamente che una situazione del genere sarebbe deleteria tanto per Sebastian quanto per la Ferrari. Il Vettel degli ultimi anni con la rossa, seppur falloso, non è una possibile seconda guida. Non, in particolare, a Maranello. Il tedesco è ancora molto veloce, ed in particolare, se quanto dichiara corrisponde al vero, e non c’è motivo di dubitarne, ancora affamato. Ancora desideroso di coronare il sogno di vincere un mondiale con la rossa. Purtroppo, però, anche i sogni finiscono: la conferma di Leclerc fino al 2024, implicitamente, è l’ammissione da parte della Ferrari dell’aver compreso, e metabolizzato, l’indirizzarsi verso la fine di un rapporto che ha dato tantissimo ad entrambe le parti, ma ha ormai poche possibilità di concretizzarsi, soprattutto nella veste di apertura di un ciclo vincente come sperato nel 2015. Con tutti i dubbi sulla tenuta di Leclerc in una lotta mondiale, Charles ha mostrato troppa velocità, fame e consistenza per immaginare possa clamorosamente interrompere una crescita che su diversi piani lo vede già estremamente competitivo rispetto a Vettel.
Perché, allora, non cercare una nuova avventura? Un nuovo sogno, in una scuderia con importantissime ambizioni, da far crescere e portare al successo, magari grazie al livellamento delle prestazioni successivo all’introduzione delle regole 2021? Aston Martin, McLaren, Renault. Sebastian Vettel ha ancora tantissimo da dare alla F1. Non è detto, però, Maranello sia il luogo giusto per dimostrarlo.
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