Il ritorno di Fernando Alonso in Renault per la stagione 2021 - si vocifera che il contratto sia almeno biennale, anche se manca l'ufficialità a riguardo - non è di certo un fulmine a ciel sereno. La voce circolava nel paddock, seppur virtuale, sin dall’annuncio dell’addio di Ricciardo. L’asturiano guiderà nuovamente una vettura della Régie dopo undici, lunghissimi anni. Quali pro e quali contro si troverà ad affrontare il sodalizio?
CONTRO – LA CATTIVA REPUTAZIONE
Si potrebbe preventivamente obiettare che il cronometro, della cattiva reputazione, non si preoccupa di certo. È indubbio però che la fama di spacca-scuderia preceda Alonso ovunque si muova. Tanto che, quando a maggio le voci di un ritorno in Renault andavano via via intensificandosi, dal podcast del settimanale inglese Autosport proveniva una curiosissima voce. Diversi tra gli addetti ai lavori del team Toyota, con il quale Alonso ha vinto le edizioni 2018 e 2019 di Le Mans, avrebbero tirato un sospiro di sollievo una volta compreso che l’asturiano nel 2020 sarebbe rimasto lontano dalle competizioni di durata. Quanto ciò sia aderente alla realtà è molto complesso da valutare, di certo lascia di stucco immaginare che Fernando sia stato capace di polarizzare anche una realtà dove si corre in equipaggio. Al di là di esagerazioni, voci o convinzioni non sempre fondate, una realtà inconfutabile esiste. Alonso pretende dalla squadra tantissimo, perché lui stesso contraccambia con prestazioni indiscutibilmente superiori alla media. È talmente trascinatore da finire per attrarre a sé i componenti dell’intero team, a loro volta impegnati come non mai e spesso a lui fedelissimi (si veda, ad esempio, il percorso di Andrea Stella in McLaren). Se tutto procede secondo i piani, la polveriera rimane tranquilla, ma se a causa delle prestazioni della monoposto o di un compagno di squadra la miccia s’accende, Alonso fa terra bruciata. Reagisce impulsivamente (GP2 Engine a Suzuka, faida con Hamilton nel 2007, geni-scemi a Monza 2013…) amplificando le conflittualità e aumentando esponenzialmente il carico di tensione nel gruppo. Non è un caso che nell’era ibrida Mercedes e Red Bull l’abbiano sempre evitato.
CONTRO – LA CARTA D’IDENTITÀ
Qui non parliamo di preparazione fisica. Fernando da questo punto di vista ha sempre eccelso, seguendo l’esempio del suo primo, grande avversario: Michael Schumacher. Piuttosto, ci chiediamo quanto l’assenza di due anni potrà penalizzarlo. Raikkonen nel 2012 disputò una stagione da urlo, chiudendo terzo proprio dietro a Fernando, dopo aver scorrazzato dal 2010 per i rally di mezza Europa. Non bisogna dimenticare, però, quanto Kimi fosse più giovane: 33 anni contro i 39 di Alonso. Se dal punto di vista anagrafico il ritorno ricorda quello di Schumacher in Mercedes, l’esempio più vicino alla vicenda di Fernando è in realtà quello di Nigel Mansell. Allontanatosi dalla F1 a fine 1992 (da campione del mondo in carica), conquistò in una sola stagione gli USA brillando in Indycar - e quindi rimanendo attivo come pilota -, per poi tornare in Williams nel 1994, stagione durante la quale disputò quattro gare come sostituto di Ayrton Senna. L’inglese ci prese gusto e accettò la proposta della McLaren per il 1995: disputò solamente il Gran Premio di San Marino, ritirandosi poi in Spagna, scendendo per sempre da una vettura della massima serie. La risposta sembra banale, ma Alonso ha ancora realmente la volontà necessaria, il desiderio di affrontare 22 fine settimana lontano da casa sfidando i vari Leclerc, Verstappen e Norris? Tra l'altro, Fernando ha sempre dichiarato di voler tornare al volante di una monoposto capace di lottare per vittorie e campionati. La Renault, almeno a breve, difficilmente lo sarà. Ha cambiato idea o per il 2022 bolle in pentola un progetto interessante?
CONTRO – LA RENAULT DRIVER ACADEMY E OCON
Quanto si sente, Estaban Ocon, colonna portante del progetto Renault? Dalla risposta a questa domanda dipenderà quasi interamente il suo rapporto con Fernando Alonso. L’arrivo dell’asturiano pone di certo davanti al francese una sfida esaltante ed un’opportunità di crescita irripetibile, al contempo però allontana a data da destinarsi l’investitura come prima guida. Dovesse poi rivelarsi veloce quanto Fernando – se non di più -, Ocon non esiterà nel mostrare spalle larghe. Lo ha fatto con Perez in Force India, e la sua storia personale gli dona una fame diversa da quella di molti colleghi economicamente più fortunati. Se la dirigenza della Régie avesse puntato decisamente su Ocon, ad affiancarlo sarebbe stato con tutta probabilità un giovane della Renault Academy. Che senso ha coltivare talenti sin dalla Formula Renault, schierando fior di piloti in F3 e F2, se poi nessuno approda in F1?
PRO – L’INTERESSE DEL CIRCUS
Alonso catalizza l’interesse come pochi, questo è fuori discussione. Il suo talento ha aperto al Circus un mercato fino a quel momento sfiorato ma mai realmente convinto: la penisola iberica. La moltitudine di tifosi che lo seguiva negli anni d’oro dei mondiali, ed in quelli Ferrari, precedette di un decennio l’Orange Army di Verstappen, anche se in forma probabilmente ridotta. Persino i suoi più accaniti detrattori ammettono senza problemi le enormi capacità di guida di Fernando, oltre che un’abilità di gestione della corsa raramente riscontrabile nella Storia della Formula 1. Tornare a vederlo all’opera non potrà che regalarci emozioni, soprattutto se la monoposto dovesse consentire all’asturiano di battagliare a centro gruppo, magari con uno sguardo al podio.
PRO – IL SUO APPORTO
Il pilota Fernando Alonso non si discute. Il politico, il decisionista o il motivatore magari sì, ma non il pilota. Pochi hanno dimostrato al volante un valore simile a quello dello spagnolo. Dalla Renault dei primi anni 2000, il cui originale bilanciamento dei pesi esaltava con sterzate tanto decise quanto inconsuete, fino alla Ferrari F2012, vettura da centro classifica portata ad un passo dal mondiale piloti, Fernando ha sempre esaltato il mezzo a disposizione. Anche in McLaren-Honda è stato capace di ottenere improbabili piazzamenti a punti, battendo nel confronto interno Button per poi distruggere la carriera del promettentissimo Vandoorne. In Renault possono stare tranquilli: Alonso porterà la vettura fino alla migliore posizione raggiungibile. Non dovesse essere così, in tanti – compreso chi scrive – rimarrebbero decisamente sorpresi. Ciliegina sulla torta sarà l’apporto preziosissimo dell’esperienza dell’asturiano nello sviluppo della vettura ad effetto suolo 2022.
PRO – IL PRESTIGIO DELLA SCELTA
La dirigenza Renault ha da poco confermato l’impegno in F1, nonostante la crisi economica post-pandemia e l’arrivo del nuovo CEO Luca De Meo. Chissà che l’arrivo di Alonso non abbia aiutato l’accendersi del semaforo verde per Abiteboul e Prost. In fondo poter presentare al board un progetto nel quale crede un pilota come Fernando deve sicuramente aver reso la sfida un pelo più abbordabile. Allo stesso tempo, trascurando le pur importanti possibilità di marketing, la squadra stessa riceverà una forte spinta motivazionale. La firma sul contratto da parte di Fernando è un messaggio chiaro: lo spagnolo crede nel progetto. Accetta di lottare a centro gruppo con lo sguardo puntato ad un futuro più radioso. Chissà che poi l’età non ne abbia smussato alcune criticità caratteriali: da potenziale fonte di dissapori, Alonso si trasformerebbe in un uomo squadra motivante come pochi. Non male, no?
La terza avventura di Alonso nella scuderia francese ha i contorni di una grande scommessa. Potrebbe regalare importanti soddisfazioni come l’ennesima, velenosa delusione. Eppure si tratta di una scelta tutto sommato coraggiosa. Per la Renault, che si mette in gioco puntando ad un’asticella altissima, e per Alonso, chiamato a non deludere le aspettative (o, per meglio dire, convinzioni) riguardo la sua competitività.
Una bella sfida, per un ragazzo di quarant’anni malato di corse.
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