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Immagine del redattoreLuca Ruocco

Bahrain 2017 - Gina, Seb e il Miraggio Mondiale


© Luca Ruocco

16 aprile 2017. Il giorno di Pasqua. Si corre in Bahrain, sul circuito di Al Sakhir, inaugurato nel 2004 da una perentoria vittoria di Michael Schumacher, ovviamente su Ferrari. Ad occupare la casella del più veloce in qualifica, per la prima volta in carriera, Valtteri Bottas su Mercedes, capace il giorno prima di precedere d’un soffio il compagno di squadra – tre volte iridato – Lewis Hamilton.


Nel sabato mediorientale tutto sembra essere tornato al suo posto: dopo delle prove libere competitive, un buon passo gara mostrato nella simulazione del venerdì, un tempo in Q2 ad un soffio da quello di Hamilton, Sebastian Vettel ha conquistato solo il terzo posto in griglia. Lontano 0’’479 secondi dal poleman, poco meno da Hamilton. Il bottone magico Mercedes, l’utilizzo di cavalleria extra nel giro secco, ha rimesso le cose a posto. Ha ribadito – così sembra - la supremazia della W08, arma per la stagione 2017 della scuderia tedesca, rispetto alla bellicosa SF70H. La monoposto nata a Maranello qualche mese prima ha stupito tutti al debutto, con quelle sue pance così particolari, quasi a ricordare delle orecchie, quel passo contenuto che le dona innata agilità e gentilezza verso gli pneumatici. Ha convinto durante i test invernali, per poi vincere meritatamente in Australia, dove Sebastian Vettel ha condotto la sua Gina – così Seb ha ribattezzato, come da tradizione, la propria vettura – magistralmente, superando Hamilton grazie ad un passo gara nettamente superiore. La Ferrari ha continuato a mettere paura alle frecce d’argento anche in Cina, dove lo stesso Vettel ha concluso alle spalle di Hamilton una corsa che avrebbe potuto tranquillamente fare sua, non fosse precipitato all’ottavo posto nelle fasi iniziali a causa di una Safety-Car entrata in pista appena dopo il suo cambio gomme.


Invece sono arrivate le qualifiche in Bahrain a togliere – apparentemente – il sorriso agli uomini in rosso. La Mercedes nella notte bahreinita ha scaricato in pista tutti i cavalli della Power Unit migliore del lotto, allontanando il fantasma di quella monoposto rossa e quel casco bianco che quasi quasi un pensierino al mondiale cominciavano a farlo. Le corse di Melbourne e Shangai devono rimanere un ricordo, così come la prima posizione nella classifica iridata condivisa da Hamilton e Vettel, appaiati a 43 punti.


Quando si accendono i semafori, gli occhi di tutti sono su quattro vetture: le due Mercedes, che occupano l’intera prima fila, e le due Ferrari, separate da Ricciardo su Red Bull al 4° posto. Interessa poco la lotta a centro gruppo tra Renault, Haas e Williams. Interessano ancora meno i continui problemi d’affidabilità della McLaren Honda. La corsa in Bahrain serve a capire se si potrà davvero assistere ad un mondiale combattuto. Se la Ferrari, dopo tre anni di purgatorio, sarà nuovamente capace di reggere la sfida, se Sebastian Vettel avrà finalmente la possibilità d’esaudire il suo sogno, vincere un mondiale con la Rossa di Maranello. Sale l’urlo dei motori. Il respiro dentro agli abitacoli si fa sempre più veloce, chissà se qualche pilota addirittura lo trattiene. Scatta la corsa.


Bottas parte bene e riesce a mantenere il comando della corsa. Vettel, dietro di lui, affianca Hamilton sfruttando al meglio il lato più pulito della pista, per poi passarlo con una profondissima staccata. Raikkonen perde posizioni mentre tenta di passare le Red Bull, finendo alle spalle di Massa su Williams. Già dai primi giri si capisce che le qualifiche, almeno in questo caso, non hanno detto del tutto la verità. Dietro Bottas si forma un trenino di quattro vetture, la prima delle quali è rossa e guadagna tantissimo terreno ad ogni curva. La SF70H sembra impegnata in una danza furiosa nel settore centrale del tracciato, quello più tortuoso, alla fine del quale Vettel è perennemente incollato a Bottas. Il sorpasso, però, non gli riesce. Colpa di una Mercedes dotata di un motore più potente ed una minore resistenza all’avanzamento. Purtroppo per le frecce d’argento tanta potenza non viene scaricata correttamente a terra, ed il finlandese, alla prima esperienza su una vettura in grado di competere per la vittoria, non riesce a metterci una pezza. Le coperture posteriori si degradano velocemente.


In Ferrari l’atmosfera è buona. È molto buona. La fiducia nella vettura è talmente elevata da aver sacrificato apposta la qualifica, optando per un assetto maggiormente favorevole alla lunga distanza. La posizione in griglia non sarebbe cambiata, ed un distacco più contenuto in qualifica non vale decisamente la possibilità di giocarsi la corsa. Vettel interpreta impeccabilmente la sua Gina. Così si decide di giocare il tutto per tutto: al 10° giro il tedesco viene richiamato ai box. Gli vengono montate gomme Supersoft, il che lo obbligherà ad un’ulteriore sosta dato che la mescola non è cambiata rispetto a quella con la quale ha preso parte al GP. Rientra nel traffico, il che tranquillizza gli ingegneri Mercedes. Le frecce d’argento possono rimanere in pista, Vettel non riuscirà a recuperare quanto serve. Nulla di più sbagliato: il tedesco salta gli avversari come birilli. Recupera 3’’ al giro su Hamilton e Bottas. Va talmente forte da riuscire a passare entrambe le Mercedes quanto queste si fermano contemporaneamente ai box, data l’entrata in pista della vettura di servizio per un contatto tra Stroll e Sainz, il che dimezza il tempo della sosta in corsia.


Vettel ha colpito nel segno. Ha innervosito, ha messo in difficoltà. Tanto che Hamilton, quando tutto il gruppo si precipita in pit-lane per il cambio gomme in regime di Safety Car, blocca Ricciardo rallentando vistosamente, per non perdere la posizione mentre i meccanici Mercedes sono impegnati con la monoposto di Bottas. Risultato? Posizione persa lo stesso, 5’’ di penalità guadagnati. Nel frattempo Raikkonen è di nuovo bloccato dietro a Massa, avvantaggiato dal pit-stop in condizioni favorevoli, e Verstappen è ritirato a causa di un guasto ai freni. In sostanza, dalla ripartenza la sfida sarà solamente tra Vettel e le Mercedes.


La corsa riprende: Vettel scappa subito via, sfruttando la migliore gestione delle coperture e l’incredibile agilità della monoposto, fino a quando non viene ordinato a Bottas di lasciar passare Hamilton, più rapido grazie a coperture dalla mescola più dura. La gara vive un momento di stasi per una decina di giri, con i soli Kvyat (Toro Rosso), Palmer (Renault) ed Alonso (McLaren) a battagliare per le posizioni di rincalzo. Al 31° passaggio Bottas riapre il valzer degli stop, concludendo uno stint nel quale ha perso tantissimo rispetto a Vettel a parità di coperture. Il tedesco, fermatosi due giri più tardi, rientra in pista agevolmente davanti al finlandese, potendo così andare alla caccia di Hamilton. Recupera solo 1’’ al giro sull’inglese, mentre montare gomme più fresche dovrebbe garantire un guadagno molto maggiore, come visto in precedenza. C’è qualche problema? No. Semplicemente, dalla Ferrari è giunto un ordine preciso a Seb. Preservare le gomme, perché il piano Mercedes è chiaro. Entro qualche giro il team anglo-tedesco farà rientrare Hamilton, montandogli un nuovo set di pneumatici e facendogli scontare la penalità precedentemente ricevuta, per poi mandarlo alla caccia del tedesco. Il tutto senza doversi preoccupare di Bottas, che diligentemente gli lascerà strada quando necessario.


Chiedere ad un pilota di spingere a più non posso, per quanto faticoso, è domandargli di seguire l’istinto. Di non fare calcoli. Imporgli un tempo sul giro, e sperare lo rispetti il più possibile, è decisamente più ambizioso. Il 16 aprile 2017 Sebastian Vettel accetta la sfida: castra il potenziale della vettura, comincia a pennellare traiettorie sempre uguali nonostante l’ombra di Hamilton che si avvicina sempre di più, realizzando uno scarto tra giro più veloce (1’33’’8) e passo medio (34 basso) di circa tre decimi. Un battito di ciglia, il tempo di reazione di una persona comune.


Hamilton cambia le gomme alla 41° tornata. Quando rientra in pista è una furia: ottiene il record della corsa. Guadagna tra il secondo e mezzo ed i due secondi al giro su Vettel, recuperando buona parte dei 19’’ di distacco. Ma chiede troppo alle sue coperture, che cedono a tre giri dal termine. Al penultimo giro, pur vedendo Vettel in lontananza staccato di 5’’, molla la presa: terminerà la corsa a 6’’6 dal vincitore. Terzo sul podio Bottas, che precede di soli 3’’ il rimontante Raikkonen. Il quale dimostra quanto veloce sia la rossa 2017.


La notte del Bahrain ha regalato il più dolce dei miraggi a Sebastian Vettel e la Ferrari. Non ci sono più scuse: la SF70H è da mondiale. La sfida può avere inizio.

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