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Immagine del redattoreLuca Ruocco

Bandiere a Scacchi - GP Messico 2022


Il Gran Premio del Messico vince a mani basse la palma di corsa più noiosa della stagione: un vincitore scontato, qualche piacevole rimonta nelle retrovie e nulla di più, tracolli tecnici esclusi. Chi avrà conquistato tutte e cinque le bandiere a scacchi?


MAX VERSTAPPEN, 1°: 🏁🏁🏁🏁🏁

La facilità con la quale è arrivato a gestire l’intera costruzione di una vittoria – dalla partenza al degrado gomme, passando per le delicate fasi del pit-stop – lascia quasi interdetti, di certo ammirati. Se a ciò si aggiunge una RB18 vicina alla perfezione, si comprende facilmente perché sembri impossibile che ad Interlagos ed Abu Dhabi salga qualcuno diverso da SuperMax sul gradino più alto del podio.


SERGIO PEREZ, 3°: 🏁🏁🏁

In tanti si chiedevano se Verstappen avesse mai potuto cedere la vittoria a Sergio Perez, in caso di 1-2 Red Bull. Non avremo mai la risposta, dato che Perez rimane lontanissimo dalle prestazioni di Max sia in qualifica che in gara, dove non gestisce al meglio il set di medie - parzialmente costretto dal pit-stop lento -. La prestazione globale, però, rimane sufficiente.


LEWIS HAMILTON, 2°: 🏁🏁🏁🏁

Dopo una qualifica tutt’altro che perfetta, visto anche il potenziale a disposizione, Lewis sbriga la pratica Russell con una staccata decisa alla prima curva e si mette alla caccia di Verstappen. Le aspettative, altissime, vengono deluse da una Red Bull che è semplicemente più veloce. Concentrarsi sulle strategie alternative e ponderare quali sarebbero state le possibilità di vittoria adottandole è pura retorica, sostanzialmente inutile.


GEORGE RUSSELL, 4°: 🏁🏁🏁

In qualifica ottiene un ottimo risultato nonostante un ultimo giro pasticciato, ponendosi nella miglior posizione possibile per la partenza. Al via però Verstappen lo copre egregiamente e lui, per evitare rischi con Hamilton, finisce per cedere la posizione anche a Perez. Avrebbe avuto senso provare una strategia Medium-Soft almeno per lui, irrimediabilmente 4° e meno efficace degli avversari nel passo? Probabilmente sì ma dubitiamo sarebbe cambiato il risultato.


CHARLES LECLERC, 6°: 🏁🏁🏁

Sono ormai diversi mesi che la Power Unit Ferrari viene depotenziata per evitare i guasti incendiari patiti tra fine primavera e inizio estate. Se poi uno dei componenti più delicati della stessa – il turbocompressore – in Messico è chiamato ad un lavoro extra, si surriscalda e di conseguenza deve essere ancor più protetto, si capisce senza troppi patemi come Città del Messico fosse già alla vigilia un appuntamento delicato per il Cavallino Rampante. Da questa constatazione a faticare nel trovare un assetto che minimizzi le difficoltà telaistiche della F1-75 post TD-039, però, ne passa. Purtroppo, è accaduto esattamente ciò e le Rosse hanno sofferto terribilmente in una zona di nessuno per l’intero weekend. Leclerc, a muro venerdì, ha anche dovuto bisticciare con ulteriori problemi al motore sia in qualifica che in gara. Aspettarsi di più, perciò, era francamente impossibile.


CARLOS SAINZ, 5°: 🏁🏁🏁

Carlos si trova leggermente più a suo agio del compagno di squadra con il bilanciamento della vettura ma la realtà è che, anche sulla sua F1-75, le gomme si degradano senza appello e il suo ritmo è del tutto insufficiente rispetto a quello di Mercedes e Red Bull. Vale lo stesso giudizio riservato a Leclerc: tra chassis e Power Unit, non poteva nulla di più.


LANDO NORRIS, 9°: 🏁🏁🏁

Il solito raggiungimento del Q3 in qualifica finisce paradossalmente per penalizzarlo in corsa, dove è costretto a montare le Hard per rispondere alla sosta di Gasly e finisce per dover gestire vettura e coperture per lunga parte della corsa. Errori, comunque, sempre zero e tanta, tantissima consistenza. Uno dei migliori piloti del campionato.


DANIEL RICCIARDO, 7°: 🏁🏁🏁🏁

Finalmente, Dani Ric! Non che manchino le ombre nel fine settimana di Ricciardo, tra la solita qualifica al di sotto delle attese e un contatto maldestro con Tsunoda che gli costa 10’’ di penalità. La risolutezza con la quale suggerisce al muretto di attendere il passaggio alle Soft dopo metà gara viene però premiata da un ottimo potenziale che, una volta per tutte, l’australiano sfrutta al meglio. Sorpassi decisi, nessuna perdita di tempo e concentrazione assoluta nel guadagnare 11’’ su Ocon e annullare la penalità. Ben fatto, con un pizzico di divertimento che l’anno prossimo ci mancherà.

ESTEBAN OCON, 8°: 🏁🏁🏁

Ancora una volta soccombe al compagno di squadra nel confronto interno ma, tutto sommato, ritorna a casa con un bel sorriso. Vero, le magagne sembrano sempre capitare allo spagnolo: eppure Esteban è sempre pronto ad approfittarne per raccogliere qualche punticino, anche quando scatta al di fuori della zona punti. Insomma, il suo dovere lo compie alla grande.


FERNANDO ALONSO, DNF: 🏁🏁🏁🏁

Meriterebbe di vincere il GP degli altri per distacco, forte di un passo gara che nella prima porzione della corsa è sorprendentemente vicino a quello delle Ferrari. Un cilindro difettoso lo priva della massima gioia per un pilota di centro gruppo e scatena una serie di frecciatine agli uomini di Alpine che, francamente, a tre gare dalla fine del rapporto Fernando potrebbe risparmiarsi. Proprio come i commenti riguardo a Hamilton. Il personaggio, purtroppo o per fortuna, è questo; il pilota, per fortuna è basta, è invece indiscutibile.


PIERRE GASLY, 11°: 🏁🏁

Ancora una gara in ombra per il francese che, dopo l’annuncio del passaggio in Alpine, sembra aver preso a guidare in modo molto più falloso e frustrato. Certo, la debolezza della AT03 non aiuta, ma dov’è finito il Pierre capace di zampate al sabato e corse senza alcuna sbavatura alla domenica?


YUKI TSUNODA, DNF: 🏁🏁🏁

È senza dubbio parte lesa nel contatto con Ricciardo, che lo spedisce quasi a muro in un tentativo di sorpasso eccessivamente timoroso. Un vero peccato dato che, nei limiti del materiale a disposizione, Yuki stava costruendo una buona rimonta dopo un sabato non esattamente impeccabile.


SEBASTIAN VETTEL, 14°: 🏁🏁🏁

L’altura di Città del Messico manda in bambola l’Aston Martin e Sebastian tenta di difenderla come può. In qualifica sfiora il Q2 mentre in gara tenta una faticosa rimonta che dopo il pit-stop potrebbe offrirgli qualche remota chance di lottare per la decima posizione. L’opportunità sfuma quando per evitare Tsunoda che procede a rilento Vettel perde contatto dal trenino più avanti a lui e non riesce più ad avvicinarcisi. Di più non poteva ottenere.


LANCE STROLL, 15°: 🏁🏁

Molto più in difficoltà di Vettel sia sul giro secco che in gara, Lance viene notato solamente per il quasi-contatto con Gasly, che lo spedisce largo in un maldestro tentativo di sorpasso. Per il resto, sembra quasi rinunciatario davanti ad una monoposto rallentata da un weekend no.


ALEXANDER ALBON, 12°: 🏁🏁🏁

Ormai Albon ci ha abituati a lottare con le unghie e con i denti per mantenersi il più possibile vicino al gruppetto degli ultimi punti, impresa che gli riesce anche a Città del Messico. Purtroppo per lui, la Williams fatica enormemente nel lento e i sorpassi sono merce rara nonostante l’ottima velocità sul dritto; per questo, al di là di un passo accettabile, nel finale fatica a sfruttare al meglio le Soft.


NICHOLAS LATIFI, 18°: 🏁

Anonimo come purtroppo era già stato ad Austin, due settimane dopo l’expolit di Suzuka. Non commette errori in Messico, questo è vero, ma il ritmo è sempre lontanissimo da qualunque altro pilota in pista.


VALTTERI BOTTAS, 10°: 🏁🏁🏁🏁

La qualifica spettacolare del sabato, che lo vede 6° tra le due Ferrari, non si ripete nei settantuno giri di corsa, dove Valtteri fatica nel confronto con Alonso e a causa di qualche difficoltà di troppo nel mandare in temperatura le Hard perde anche la posizione su Norris e Ocon. Resta il merito di aver riportato l’Alfa Romeo nella zona nobile del centro gruppo.


ZHOU GUANYU, 13°: 🏁🏁

Città del Messico è una sfida ostica per i più esperti tra i migliori piloti del pianeta, figurarsi per un rookie come Zhou. Il ritmo nei confronti di Bottas è infatti sempre deficitario e, complici le difficoltà della Power Unit Ferrari, anche i sorpassi sono quasi impossibili. Il suo ritmo, quindi, è per lunga parte della corsa quello di chi gli sta davanti, nonostante sia dotato della strategia Medium-Soft, rivelatasi esaltante per Ricciardo.


MICK SCHUMACHER, 16°: 🏁🏁

Un netto taglio di curva lo vede escluso dal Q1, sessione nella quale si era difeso molto meglio del compagno di squadra. Poco male, però: come la cuginetta F1-75, anche la VF22 in Messico è una lontana parente della vettura vista sin qui, e Mick rimane nella coda del gruppo per l’intera corsa al posto che precipitarci dopo la partenza.


KEVIN MAGNUSSEN, 17°: 🏁🏁

Penalizzato anche lui da una vettura sbilanciata e che consuma eccessivamente le gomme, Kevin fatica anche nel giro secco e in gara si limita a non commettere errori, senza mai attaccare il compagno di squadra ne tantomeno avvicinarlo.


Fonte immagine: F1 / Twitter

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