A margine di un evento ricco di talmente tante Star dello show-biz da chiedersi quanto siano davvero Star, le suddette Star, spaesate in un contesto pieno di esagerazioni da… Star, si consuma uno dei Gran Premi più noiosi degli ultimi anni, almeno fino all’entrata in pista della vettura di servizio nel finale.
Ciò nonostante, non mancano risvolti da analizzare, quesiti a cui rispondere e prospettive da immaginare: quanti dei venti piloti avranno conquistato tutte e cinque le bandiere a scacchi?
MAX VERSTAPPEN, 1°: 🏁🏁 🏁 🏁 🏁
Quando transita sotto alla bandiera a scacchi, Max Verstappen in versione 2022 lo fa al primo posto. Sempre, senza eccezioni. Il che suggerisce anche al più distratto degli osservatori quanto dell’enorme talento dell’olandese si ritrovi nelle prestazioni della RB18: partenza perfetta dopo un venerdì passato ai box e un sabato condito da un piccolo errore, affondo magistrale su Sainz, pratica Leclerc risolta in fretta e gestione della corsa impeccabile. Più degli sviluppi, più di Newey e dei pit-stop, in Ferrari devono preoccuparsi di lui.
SERGIO PEREZ, 4°: 🏁🏁🏁
Le proverbiali difficoltà in qualifica del messicano lo costringono a partire in seconda fila, il che ne penalizza il ritmo soprattutto durante la prima parte di corsa, quando Sainz è meno veloce di lui ma pressoché insuperabile. Una migliore gestione delle coperture sembra garantire ottime possibilità di attacco ma, poco prima della girondola di pit-stop, un problema ad un sensore gli fa perdere una decina di secondi e venticinque cavalli per il resto della corsa. Anche con le medie nuove, allora, passare Sainz diventa un’impresa, che a Checo non riesce.
LEWIS HAMILTON, 6°: 🏁🏁🏁
Il fatto che di Lewis, in questo fine settimana, si sia parlato principalmente riguardo il gioielli-gate – polemica a tratti ridicola, dato che di mezzo c’è la sicurezza dei piloti stessi -, dice moltissimo del periodo pessimo che sta vivendo l’epta-campione del mondo in casa Mercedes. Tra l’altro, non certo per colpe sue: a Miami Hamilton ottiene il massimo da una vettura plafonata e una strategia, ancora una volta, per nulla fortunata.
GEORGE RUSSELL, 5°: 🏁🏁🏁
L’exploit del venerdì assume contorni ben precisi ventiquattro ore dopo, quando nonostante lo stesso, identico assetto le W13 ricominciano a soffrire di porpoising, tanto da risultare grossomodo inguidabili. Russell paga l’ottimismo del muretto in qualifica ma per tutto il sabato fatica rispetto ad Hamilton, mentre in corsa si riprende gestendo con accortezza le Hard fino al premio sotto forma di Safety-Car, che gli regala l’ennesima occasione di mettere in cascina diversi punti. Occasione colta.
CHARLES LECLERC, 2°: 🏁🏁🏁🏁🏁
A parte un lungo mentre tenta di non staccarsi troppo da Verstappen, Leclerc confeziona un fine settimana perfetto a Miami, impreziosito da un ritmo e una ferocia nel finale di gara che lo rendono l’unico pilota della griglia capace di rimanere in orbita Max. Purtroppo per il monegasco, la F1-75 in gara sembra pagare l’assetto molto rigido scelto per combattere i saltellamenti, da cui scaturisce un piccolo ma inesorabile distacco nelle porzioni più lente della pista e un consumo degli pneumatici eccessivo. Serviva proprio una prestazione come quella di Miami per cancellare il ricordo di Imola. Ormai è certo che, se qualcuno può almeno tentare di battere Verstappen, questi è Charles.
CARLOS SAINZ, 3°: 🏁🏁🏁
L’ennesimo botto durante le prove cronometrate rende in salita un fine settimana già carico di aspettative per Sainz, visti i due zeri che ne avevano contraddistinto il mese di aprile. Tra dolori e la borraccia rotta in gara, Carlos è magistrale nel difendere il podio conquistato grazie ad un’ottima qualifica e ad una gara priva di errori e brillante nel tenere a debita distanza Perez, tanto nei primi giri quanto nel finale. Il ritmo rispetto ai primi due è però troppo lontano e in partenza sembra molto, molto attento a non rovinare in alcun modo la sua vettura; un atteggiamento più che comprensibile ma, per forza di cose, deleterio per la corsa di Leclerc, esposto subito agli attacchi di Verstappen.
LANDO NORRIS, DNF: 🏁🏁🏁
Il ritorno delle curve lente porta la McLaren a soffrire come non accadeva dal Bahrein, anche se in misura minore almeno rispetto alle posizioni occupate. Lando si difende bene e sembra destinato a confermare in gara il risultato della qualifica, ossia un piazzamento nella parte bassa della zona punti; il contatto sfortunato con Gasly, purtroppo, lo mette fuori gioco.
DANIEL RICCIARDO, 13°: 🏁🏁
Il relativo raggio di luce di Imola, almeno in termini di prestazioni, viene cancellato a Miami dalle ombre che ormai accompagnano da più di un anno il pilotare di Daniel. Certo, l’eliminazione in Q2 è in parte figlia di un ritardo nell’accensione della vettura, ma fin lì ed in gara, Norris corre su tutto un altro ritmo. Un vero peccato, visto che il Ricciardo ammirato nel 2020 in Renault e a sprazzi lo scorso anno era ancora il campionissimo degli anni in Red Bull.
ESTEBAN OCON, 8°: 🏁🏁🏁
Il botto del sabato mattina lo relega in fondo alla griglia di partenza, costretto ad una rimonta che si preannuncia quasi impossibile. Al contrario, Esteban rimane fuori dai guai, non commette errori sulle Hard e sfrutta le Soft alla ripartenza per superare qualunque avversario abbia problemi davanti a lui. Un ottimo risultato, anche a fronte di una monoposto che in Florida ha deluso.
FERNANDO ALONSO, 11°: 🏁🏁
Il ritmo mediocre delle A522 in una pista che avrebbe dovuto esaltare il pacchetto francese sembra rendere Fernando alquanto nervoso, soprattutto quando Hamilton lo salta come un birillo, recuperando il 7° posto conquistato grazie ad una partenza in perfetto stile Nano. Il resto della corsa del numero 14 è caratterizzato da gomiti un pelo troppo larghi, il che gli fa scontare 10’’ di penalità e l’ennesimo fine settimana fuori dai punti.
PIERRE GASLY, DNF: 🏁🏁🏁
Nel contatto con Alonso ha responsabilità rasenti allo zero, così come nell’incomprensione che spedisce Norris a muro e lo conduce al ritiro definitivo. Un gran peccato, dato che nei limiti della AT03, il fine settimana di Miami stava regalando un buon bottino di punti e il ritorno di un Pierre capace di estrarre molto dal pacchetto a disposizione.
YUKI TSUNODA, 12°: 🏁
Disperso per tutto il fine settimana in quanto a prestazioni, Yuki entra per primo ai box e finisce relegato in fondo al gruppo, zona che sembra fagocitarlo, vittima di un ritmo superiore solamente a quello di Latifi. Una vera delusione dopo l’exploit imolese.
SEBASTIAN VETTEL, DNF: 🏁🏁🏁
Autore del sorpasso di gran lunga migliore della corsa, ai danni di Latifi, Sebastian paga un errore alla chicane in qualifica finendo poco fuori dai migliori dieci; in gara parte dalla pit-lane a causa di un errore procedurale ai box – nelle AMR22 viene imbarcata benzina troppo fredda – eppure imposta un ritmo convincente, gagliardo nei testa a testa e tutto sommato competitivo. Si fosse trovato tra i primi dieci, avrebbe probabilmente condotto la gara non troppo distante dalle Mercedes; invece, finisce ritirato dopo il più classico degli incidenti di corsa, che lo vede incastrato con la Haas di Schumacher mentre battaglia per l’ultimo posto in zona punti.
LANCE STROLL, 10°: 🏁🏁🏁
La condotta di gara del canadese è molto simile a quella di Vettel, da cui il giudizio identico. In realtà Stroll è fortunato alla ripartenza dopo la Safety Car dato che il suo contatto con Magnussen, nel quale è sostanzialmente incolpevole, lo spedisce lontano dai guai ma ancora in corsa, fino alla conquista di un punticino dopo le penalità ad Alonso e Ricciardo.
ALEXANDER ALBON, 9°: 🏁🏁🏁🏁
Ancora una volta a punti. Un risultato eccellente non fosse che, a Miami, la Williams soffre molto più di quanto sperato, soprattutto dopo un buon venerdì. Alex non demorde, sta lontano da errori e battaglie e ad ogni contatto o ritiro guadagna una posizione; difficilmente gli si potrebbe chiedere di più.
NICHOLAS LATIFI, 14°: 🏁
I miglioramenti tardano ad arrivare e il distacco sul traguardo dal resto del gruppetto di centro gruppo, dopo una decina di giri dalla ripartenza, è sconfortante. A differenza di Gedda, almeno, rimanere lontano dai muri.
VALTTERI BOTTAS, 7°: 🏁🏁🏁🏁
La grande delusione di fine gara è l’errore che porta Valtteri a sfiorare il muro, perdendo due posizioni nei confronti della Mercedes e, contestualmente, il massimo dei voti in questa rubrica. Rimane una qualifica eccezionale e una corsa disputata con intelligenza, ritmo e pazienza, puntando a preservare le coperture per rendere impossibile qualunque attacco ad Hamilton. Il bottino di punti resta ottimo ma, più che agrodolce, la domenica del finlandese appare moderatamente amara.
ZHOU GUANYU, DNF: 🏁🏁
Zhou è molto convincente nelle libere, al termine delle quali sembra poter puntare ad un accesso in Q3 relativamente semplice, visto anche l’ottimo stato di forma della C42. Invece il cinese non è perfetto nel primo run in Q1 ed è tanto sfortunato quanto inesperto nel districarsi nel traffico del finale. In gara una rottura lo costringe ai box dopo pochi giri.
MICK SCHUMACHER, 15°: 🏁🏁
Un vero peccato il contatto che lo vede protagonista assieme a Vettel nel finale, mentre si gioca il primo arrivo a punti della carriera. Rimarrà un’ottima prestazione a cavallo del fine settimana di Miami, tanto in qualifica quanto in gara – dove la strategia lo relega per troppo tempo alle spalle di un Magnussen meno veloce -; nel finale, però, sembra pagare una foga ultra-comprensibile, visti i risultati che non arrivano, ma forse ingiustificata. Basta correre al suo ritmo e i risultati arriveranno in men che non si dica.
KEVIN MAGNUSSEN, DNF: 🏁🏁
Per la prima volta dal rientro in Formula Uno Kevin appare in una forma non del tutto stellare. Non lo aiuta un guasto alla radio in qualifica e il partire tanto indietro, ma la gestione gomme non è perfetta e per buona parte della corsa deve difendersi; nel finale, quando è tempo di attaccare, un incidente con Stroll lo costringe al ritiro.
Fonte immagine: Red Bull / Twitter
Senza nulla togliere a Verstappen, il pacchetto R. B. oggi è almeno mezzo secondo più veloce di SF. A mio avviso in gara a Miami Max ha giocato come fa il gatto col topo. Bravissimo quindi Leclerc a non fare errori. Più di così ne lui ne Sainz potevano fare. Ferrari comunque forte ma serve ancora un po' di magia nel progetto per completare l'opera. Crediamoci.