I discorsi mondiali si chiudono definitivamente ad Austin, dove la Red Bull stravince una corsa resa carica di emozioni dalla recente scomparsa di Dietrich Mateschitz e conquista il quinto titolo costruttori della sua breve storia. Dietro di lei, tra incidenti spettacolari, sogni di gloria infranti e sorpassi mozzafiato, lo spettacolo non manca; chi avrà conquistato tutte e cinque le bandiere a scacchi?
MAX VERSTAPPEN, 1°: 🏁🏁🏁🏁🏁
L’unica sbavatura del suo fine settimana è la reazione scomposta al guasto ad una pistola che allunga a dismisura il suo secondo pit-stop, costringendolo ad affrontare Leclerc ed Hamilton per raggiungere una vittoria ricca di significati. Cambia l’esercizio, quindi, ma non il risultato finale: Max sfrutta egregiamente la RB18 per cogliere l’ennesima vittoria. Ancor più ricca di significati, stavolta, tra il mondiale costruttori e il ricordo di patron Mateschitz. Il quale, davanti ad un pilota del genere, siamo certi non smetterebbe mai di sorridere.
SERGIO PEREZ, 4°: 🏁🏁🏁
La gara texana è un compendio dei motivi per cui Sergio, per quanto sia spesso veloce e incisivo, non appartenga in realtà alla cerchia dei migliori. Il danno all’ala anteriore, come accaduto a Leclerc a Silverstone, produce pochissimi danni sul cronometro; il Checo però si fa comunque battere da una Ferrari e perde irrimediabilmente terreno nei confronti di Hamilton e Verstappen. Nulla di preoccupante, a patto di accettare la realtà. Niente regali in Messico, please.
LEWIS HAMILTON, 2°: 🏁🏁🏁🏁🏁
Su una pista che mette alla frusta le coperture, come accadde in primavera a Barcellona, la W13 risorge parzialmente in gara, soprattutto tra le mani di un mago della gestione gomme qual è Lewis Hamilton. L’inglese, il muretto e i meccanici sono perfetti ad Austin, nella strategia come nell’esecuzione. Eppure, nonostante due Safety Car e 12’’ regalati dal pit-stop lento di Verstappen, Hamilton finisce comunque 2°. Non è proprio stagione.
GEORGE RUSSELL, 5°: 🏁🏁
Dopo un fine settimana difficile sin dalle FP1, Russell interpreta molto male la prima staccata danneggiando irrimediabilmente la Ferrari di Sainz e provocando qualche magagna anche alla propria ala anteriore. La sua W13 rimane perciò sbilanciata per l’intera corsa, soprattutto a serbatoio leggero, e lui non può che assistere da spettatore privilegiato alle battaglie altrui. Un autunno in ombra.
CHARLES LECLERC, 3°: 🏁🏁🏁🏁🏁
Da 12° a 3°. Sulla carta, si tratta di una buona rimonta, impreziosita da un consumo gomme soddisfacente nel primo stint. Purtroppo, però, con lo scaricarsi della vettura la F1-75 ricomincia a mangiare le coperture, in particolare quando Leclerc spinge. Attività alla quale è costretto quando un regalo improvviso – il pit lento di Verstappen – gli dona la possibilità di giocarsi la vittoria. Come non detto: appena il monegasco prova a resistere alla Red Bull, le sue Pirelli si surriscaldano e i sogni di gloria svaniscono in un battibaleno. È bravo a gestire il podio nel finale resistendo al ritorno di Perez, precedentemente sverniciato con una manovra da applausi.
CARLOS SAINZ, DNF: 🏁🏁🏁🏁
Se per la seconda volta in una singola stagione ti ritiri per due Gran Premi di fila dopo meno di 10 km, qualcosa nelle tue carte astrali non deve esattamente trovarsi nel punto migliore. Scherzi a parte, la sorte sembra accanirsi su Sainz, autore di una gran qualifica e potenzialmente in lotta per la vittoria alla domenica. Possiamo solamente giudicare la sua partenza – non proprio eccezionale – e la foga con la quale si accoda a Verstappen in uscita dalla prima curva. Ciò non significa abbia colpe nel contatto con Russell, mentre resta il rammarico di non averne apprezzato il potenziale in corsa.
LANDO NORRIS, 6°: 🏁🏁🏁🏁
Uno dei pregi meno vistosi di Lando Norris è la freddezza con la quale affronta le domeniche storte. Ad Austin la sua MCL36 è meno veloce di Aston Martin, Alpine e a tratti Alfa Romeo e Alpha Tauri. Lui però rimane lontano dai guai, agganciato ai gruppetti giusti e quando nel finale è tra i pochi a fermarsi, sfrutta perfettamente la gomma nuova per compiere una serie di sorpassi decisi e puliti, l’ultimo dei quali su Alonso. Maturo e ammirevole.
DANIEL RICCIARDO, 16°: 🏁
Meno si commenta il disastro di Austin targato Honey Badger, meglio è. Al di là della simpatica scenetta con un cavallo al giovedì, Daniel in Texas sembra preda di un incubo e, nelle interviste dopo la corsa, sinceramente imbarazzato. Lento in qualifica, deprimente in gara. Sicuro che rimanere agganciato alla F1 anche da riserva sia la scelta giusta?
ESTEBAN OCON, 10°: 🏁🏁🏁
Non è dato sapere cosa gli accada in qualifica – forse gli aggiornamenti a lui riservati sbilanciano la A522? -, ma dopo l’eliminazione in Q1 il suo fine settimana difficilmente può regalare grosse soddisfazioni. In realtà lui rimonta anche bene fino alla Safety Car, che non arriva nel momento migliore costringendolo ad accontentarsi dei margini della zona punti.
FERNANDO ALONSO, 15°: 🏁🏁🏁🏁🏁
La penalizzazione conseguente alla protesta della Haas per la mancata esposizione della bandiera arancio-nera mentre corre con uno specchietto penzolante è tutto sommato comprensibile da un punto di vista regolamentare. Eppure, priva le classifiche di un lascito rispetto ad una delle migliori corse di Fernando di questa stagione. Dopo il volo nel contatto con Stroll, Alonso monta un treno di Hard che coccola fino alla bandiera a scacchi mentre guida una vettura danneggiata e compie diversi sorpassi. Se non è questo un campione, chi lo è?
PIERRE GASLY, 13°: 🏁🏁🏁
Pierre è molto veloce in gara, almeno nei limiti dell’Alpha Tauri, ma una disattenzione durante il regime di Safety Car lo vede punito di 5’’, che diventano 15’’ quando la penalità non viene eseguita correttamente durante il pit-stop. Ora, al di là della mancata uniformità di giudizio con il caso Perez di Singapore (dov’è la reprimenda?), il peccato è non aver assistito all’esito di una battaglia con Norris proseguita per l’intera corsa. Un arrivo a punti avrebbe donato il sorriso all’intera squadra, soprattutto dopo le tensioni (esagerate) del sabato.
YUKI TSUNODA, 9°: 🏁🏁🏁
Il ritmo di Tsnuoda è peggiore rispetto a quello del compagno di squadra per l’intero fine settimana. Yuki però non commette strafalcioni, rimane tranquillo sia in qualifica che in gara e, sfruttando qualche ritiro e diverse penalità, conquista due preziosissimi punti a fine corsa.
SEBASTIAN VETTEL, 7°: 🏁🏁🏁🏁🏁
Dopo gli exploit di Suzuka, ad Austin Vettel si ripete non tanto in qualifica, dove pasticcia in Q2, quanto in gara. Dotato di un ritmo spaventoso rispetto al resto del centro gruppo, Sebastian è avviato ad un 6° posto che equivale ad una vittoria quando un pit-stop infinito lo costringe ad una breve ma alquanto intensa rimonta. Seb non si fa pregare e confeziona una serie di sorpassi memorabili, con una spiccata predilezione per i passaggi all’esterno del curvone 16-17-18. Che stile!
LANCE STROLL, DNF: 🏁
Meriterebbe un voto altissimo per la qualifica del sabato e una valutazione altrettanto convincente per i primi giri di gara. Finalmente si esalta al volante della AMR22. Lo scarto a sinistra che innesca il contatto con Alonso, però, è quanto di più pericoloso e stupido possa inventarsi un pilota durante un duello. Non si blocca e, soprattutto, non si reagisce al movimento di attacco. Non quando è così tardi. Deprecabile.
ALEXANDER ALBON, 12°: 🏁🏁🏁
L’anglo-thailandese è costretto ai soliti miracoli vista la scarsa efficienza della Williams nel passo gara. Dopo un’ottima qualifica, perciò, Alex deve combattere con le unghie e con i denti per rimanere agganciato al centro gruppo. Ci riesce, anche grazie alle Safety Car, però nel finale appare meno brillante del solito.
NICHOLAS LATIFI, 17°: 🏁
Dopo l’ottima corsa giapponese Nicholas torna a perdersi. Un colpo di vento lo spedisce in testacoda nella prima parte di gara e, da quel momento, il resto della domenica è una mesta processione verso il traguardo. Com’è possibile che stia parlando con Ganassi in Indycar?
VALTTERI BOTTAS, DNF: 🏁🏁
Anche Bottas viene ingannato da un colpo di vento che, giunto nella curva più complessa del tracciato, lo spedisce nella via di fuga dove rimane impantanato. Un peccato dato che, forte degli ultimi aggiornamenti stagionali, la sua Alfa gli stava permettendo di battagliare con Norris e Gasly per un buon bottino di punti.
ZHOU GUANYU, 11°: 🏁🏁
In qualifica è veloce ma falloso, con due giri veloci cancellati, mentre in gara fatica a risalire. Un plauso, però, alla totale mancanza di errori in un fine settimana dove il vento rende ancor più complessa una pista di per sé ostica.
MICK SCHUMACHER, 14°: 🏁🏁
Mick si gioca molte chance di riconferma al sabato, quando rovina una qualifica dal grande potenziale finendo in testa coda alla prima curva mentre tenta di recuperare da un lungo in frenata. In gara si riprende, viaggiando sempre a pochi secondi di Magnussen, ed è molto sfortunato nel ricevere seri danni dal passaggio sui detriti dell’incidente Alonso-Stroll.
KEVIN MAGNUSSEN, 8°: 🏁🏁🏁🏁
Una gran performance in corsa vede Kevin gestire al meglio le gomme Hard montate durante la Safety Car. Preciso, attento nella guida ed efficace nei corpo a corpo iniziali, Kevin torna quello di inizio stagione e solo negli ultimi metri deve arrendersi al poderoso ritorno di Vettel, non senza rendersi protagonista di uno due più bei duelli stagionali.
Fonte immagine: F1 / Twitter
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