LA SCUDERIA
Da subito. Dovrebbe essere questo il motto della scuderia austriaca nel 2020. Serve essere competitivi sin da Melbourne. La Mercedes è una macchina troppo ben oliata, sembra inscalfibile: solo una pressione continua, importante e ficcante può incrinare le certezze del team argentato, unico dominatore dell’era ibrida. All’alba dell’era Honda, un anno fa, in Red Bull promettevano sarebbe stato proprio il 2020 il primo anno nel quale tentare, dopo sette anni, l’assalto al titolo iridato. Fino ad ora la tabella di marcia è stata rispettata: prestazioni sempre più convincenti nel 2019, affidabilità più o meno crescente, qualche vittoria di tappa conquistata così da mantenere alto il morale e la credibilità della truppa. Dalla RB16 ci si aspetta un salto di qualità: tutte le aree della monoposto necessitano di un miglioramento, perché se è vero che globalmente la Power Unit Honda rimaneva inferiore a quella Mercedes durante la passata stagione, è altrettanto innegabile come da anni ormai lo stesso telaio Red Bull abbia perso un chiaro vantaggio in curva. I test di Barcellona hanno lasciato intravedere interessantissime soluzioni tecniche (come il braccio inferiore della sospensione anteriore realizzato in un unico pezzo), una vettura reattiva e solo leggermente sovrasterzante (il contrario preoccuperebbe di più) e tanta fiducia tra ingegneri e piloti. Le prime corse del mondiale saranno decisive: un po’ per via della rivoluzione 2021 che incombe, ma soprattutto a causa dei problemi d’affidabilità dimostrati dal motore Mercedes. Se le frecce d’argento dovessero correre le prime corse senza attingere alla piena potenza, anche una vettura con due-tre decimi di vantaggio sul giro potrebbe diventare attaccabile. La storia insegna che, se si rimane in corsa oltre la stagione europea, qualcosa può sempre succedere. In particolare se si pone sotto enorme pressione una scuderia molto poco abituata ad una condizione del genere. È anche vero, al contempo, che da molti anni la Red Bull non si gioca un titolo iridato. Così come mai si è visto il motore Honda completare una stagione senza andare in penalità. Il 2020 ci dirà se dalle parti di Milton Keynes sono davvero pronti.
MAX VERSTAPPEN
Lo sfidante. L’arma in più della Red Bull. Probabilmente l’unico pilota, ora come ora, globalmente al livello di Hamilton. Con una sola, grande domanda attorno. Saprebbe gestire la pressione di uno scontro per il titolo iridato? Non bisogna mai, mai scordare quanto Lewis Hamilton sia cambiato, dopo la batosta subita nel 2016 da Rosberg. Quanto si sia trasformato ed abbia soprattutto capito l’importanza della battaglia psicologica: ne sa qualcosa Sebastian Vettel, vittima nei due anni di sfida di diverse sottigliezze, la prima delle quali mostrò a Baku, nel 2017, il nuovo e spietatissimo Lewis. Sbloccatosi anche in qualifica grazie alla conquista della prima Pole Position, Max sembra veramente aver sistemato tutti i pezzi del puzzle. È veloce, grintoso, costante, difficilmente commette errori. Il 2020 potrebbe essere l’anno perfetto: la vera variabile sembra essere solo la RB16.
ALEXANDER ALBON
Abbiamo già visto il vero Albon? La domanda che accompagnerà il 2020 del ragazzo anglo-thailandese, in fondo, è questa. Le prestazioni di Alex sono oggettivamente sembrate migliori di quelle di Gasly nella porzione di stagione trascorsa in Red Bull. Non tanto in termini velocistici, quanto piuttosto considerando l’aggressività in corsa, la capacità di reagire a contrattempi e difficoltà senza lasciarsi scoraggiare o sopraffare dalle aspettative in lui riposte. Il GP del Brasile, dove sfiorò il podio prima di essere speronato al penultimo giro da Hamilton, ne fu chiaro esempio: fino alla Safety Car causata da Bottas, Albon viaggiava ad un ritmo lontanissimo da quello di Verstappen in testa, tanto che era finito in lotta con il finlandese stesso e Leclerc, partito 14°. Piuttosto, una volta annusata la possibilità di ghermire il podio, pur sfruttando le interruzioni causate dalla vettura di servizio, Albon non si è lasciato sfuggire l’occasione, piazzando un sorpasso chirurgico su Vettel. Il thailandese saprà quindi coniugare una cattiveria del genere a prestazioni molto più vicine a quelle del compagno di squadra? Non serve lo sopravanzi o ne pareggi globalmente il ritmo come avveniva nel 2019 tra Leclerc e Vettel, piuttosto serve rimanga nei paraggi di Max, in modo tale da coprirgli le spalle strategicamente e poter puntare a dei podi o, nei weekend favorevoli, addirittura a delle vittorie. Dovesse riuscirci, il sedile 2021 sarà suo.
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