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Immagine del redattoreLuca Ruocco

Giù la Visiera - I 10 Motivi per cui seguire il GP del 70° Anniversario


LiveMediaSRL / Shutterstock.com

Una settimana dopo si ripete tutto daccapo. Stessa pista, stesso meteo previsto, con buone probabilità stesso copione e stesse forze in campo. Perché, allora, seguire il Gran Premio del 70° Anniversario (mai nome fu tanto roboante quanto deprimente)? Ve lo racconta Giù la Visiera!

LE MESCOLE

Scoop al limite del sensazionale, per il quale ci candidiamo al clamoroso ruolo di outsider nella lotta al Pulitzer 2020: Silverstone è rimasta Silverstone. Stesse curve veloci, medesime sfide per le monoposto o il collo dei piloti. L’unica, vera novità del secondo Gran Premio in Inghilterra sono le mescole Pirelli, dato che la severe norme anti-Covid del Paddock toglieranno, con ogni probabilità, la possibilità di una qualunque (anche sobria e contenuta) parata celebrativa. Insomma, parliamo dei settant’anni di uno Sport che da sempre sfocia nella sfida assoluta, nell’epica e nella tragedia, e di un’occasione da festeggiare riscattando la figuraccia del millesimo GP, la cui celebrazione a Shangai 2019 assomigliava in maniera inquietante ad un convegno sull’evoluzione degli strumenti di misura nelle macchine utensili. Con tutto il rispetto verso gli strumenti di misura. E le macchine utensili. Niente da fare: dovremo accontentarci di qualche video e delle mescole C2, C3 e C4, una gradazione più soffici rispetto alla scorsa settimana. Considerando i cedimenti di domenica, e l’ulteriore morbidezza delle mescole, è quasi banale aspettarsi una corsa a due o tre stop, mentre in qualifica le monoposto con meno carico dovrebbero mascherare ancora meglio le carenze prestazionali grazie agli pneumatici stessi. Sempre che le C4 resistano fino alla fine del lunga e sfidante tornata inglese, senza perdere drammaticamente prestazioni dalle parti della curva Stowe.


L’UOMO DEI RECORD

87 vittorie, 91 pole position. Numeri da capogiro che rappresentano, nella loro spietata inconfutabilità, un dominio schiacciante. Che Lewis Hamilton sia il pilota di riferimento dell’ultimo decennio è ormai chiaro come un cristallo, direbbero nella sua terra natia. Noi aggiungeremmo che lo è tanto quanto lo scontato dominio delle W11 durante il prossimo fine settimana: i problemi alle coperture non possono ripetersi all’infinito, e senza variabilità meteorologiche solo eventuali rotture potrebbero evitare che la vittoria vada alle Frecce Nere. Fosse Lewis il pilota chiamato sul primo gradino del podio, il mondiale – già ampiamente scontato – perderebbe davvero qualunque tipo d’interesse, lasciando a tifosi ed appassionati un solo compito. Muniti di pallottoliere e pochi secondi, contare le settimane che separano Hamilton dal record di vittorie di Schumacher. Piccolo spoiler: sono poche, molte poche.


LA CALMA DEL CONFERMATO

Il momento adatto per riaprire il mondiale è questo. Non ce ne saranno altri, ammesso che una vittoria basti. Ritrovarsi da dodici a trenta punti di distacco in tre giri, come accaduto a Bottas domenica, minerebbe il morale di qualunque pilota, figurarsi un ragazzo con i piedi per terra come Valtteri. La vera sorpresa (per quanto la decisione fosse scontata) è la conferma che il finlandese guiderà per la Mercedes nel 2021, notizia resa pubblica questa stessa mattina. La mossa di Toto Wolff, consapevole del soporifero dominio al quale la sua squadra obbliga gli appassionati, sembra un generoso regalo ad un uomo disperatamente bisognoso di tranquillità nella sua sfida impossibile. Il rinnovo sortirà l’effetto sperato, riaprendo la corsa all’iride, o porterà Bottas come negli anni passati a rilassarsi eccessivamente per qualche gara?


A(L)BBONATO ALLA TENSIONE

C'è chi tenta di difenderne prestazioni e reputazione, e chi si chiede come possa ancora sedersi alla guida della RB16 dopo tre gare molto simili a quelle corse da Gasly nel 2019. Posizioni agli estremi di uno spettro con al centro un ragazzo nell’occhio del ciclone: l’anglo-thailandese Alexander Albon. Chiamato a sostituire Pierre a metà 2019, dopo un debutto promettente tra i grandi (anche se condito da prestazioni ben lontane dai livelli di Verstappen), in seguito allo sfortunato contatto con Hamilton in Austria Alex sembra aver perso i riferimenti. Lento, falloso, in balia degli eventi. La seconda corsa sullo stesso tracciato rappresenta una formidabile occasione di riscatto. Albon la deve assolutamente cogliere, perché come lo stesso Gasly insegna perdere il sedile Red Bull ritornando in Alpha Tauri condanna un pilota ad un limbo dantesco. Nel quale anche prestazioni eccellenti non sembrano sufficienti ad una nuova chance, poiché ormai bollati alla stregua di una lattina già aperta e, quindi, ingiustamente sgasata.


IL DUO DELLE MERAVIGLIE

Verstappen e Leclerc. Un duo universalmente riconosciuto (ma Ricciardo fa capolino) come l’unico capace di rivaleggiare con Hamilton in quanto a prestazioni pure. Almeno al momento, ed ovviamente in senso lato, rapportato alla velocità delle monoposto che si ritrovano a guidare. Il che significa nessuna battaglia per la vittoria. Ma tant’è, chi si accontenta gode e fare di necessità virtù significa, ad oggi in Formula 1, sapersi meravigliare per quanto l’olandese e il monegasco sappiano estrarre dalle loro vetture. Ossia una pregiata quantità di giri perfetti e ritmi martellanti in gara. Sarà così anche a Silverstone bis? S’inventeranno ancora di più o cadranno in un fine settimana trappola, vittime di una noia da posizioni di rincalzo inevitabilmente in agguato?


SORRIDI, SEB!

Al contratto con Aston Martin per le prossime due (o più) stagioni sembra ormai mancare solo l'annuncio, neanche la firma. Al mondiale Costruttori della Ferrari mancano invece (nessun dubbio) una miriade di punti. Principalmente a causa di una vettura pessima, ma in parte anche per un Sebastian a tratti spento. Senza, parole sue, la giusta confidenza. Possibile che basti una vettura scarica, appena sovrasterzante, perché lui perda qualunque sicurezza, tanto nella guida quanto nel set-up? Il riferimento, almeno a Silverstone, c’è ed è ben visibile: sono le prestazioni di Charles Leclerc. Vettel non può non sapere, perché ne sono a conoscenza anche i muri, di possedere tutte le carte in regole per avvicinarsi al monegasco, se non superarlo. La stessa pista e le stesse condizioni sono, come per Albon, un assist preziosissimo, che il tedesco merita di cogliere (e deve, visto l’ingaggio stellare che ne premia le doti). Sin dalle qualifiche, per ritrovare almeno un malinconico sorriso.


RACING PUNTI DI CARICO

L’ala posteriore con la quale le vetture rosa si sono presentate la scorsa settimana a Silverstone era, nettamente, la più pronunciata del lotto. Evidentemente le prestazioni a dir poco convincenti di Perez e Stroll, nei settori veloci in Austria ed Ungheria, avevano convinto i tecnici della futura Aston Martin di potersi presentare in terra inglese puntando tutto sulla velocità in curva. La Power Unit Mercedes avrebbe completato l’opera. Non è andata esattamente così. McLaren e Renault, oltre alla Ferrari di Leclerc, si sono dimostrate globalmente superiori ed irraggiungibili in corsa, con Stroll letteralmente impossibilitato ad attaccare chi si ritrovava davanti. Il bagno d’umiltà della prima corsa casalinga porterà a più miti consigli o, al contrario, è tutto da ricondurre all’assenza di Perez? Hülkenberg riuscirà almeno a scattare dalla casella in griglia a lui riservata, presumibilmente migliore grazie ai sempre maggiori chilometri accumulati?


L’IMPOSSIBILE PODIO GIALLO

Ormai sembra una maledizione. Qualunque scuderia di centro gruppo (compresa purtroppo la Ferrari del 2020) riesce ad ottenere un podio. Qualunque, tranne la Renault. Nonostante una crescita importante e significativa, nonostante un passo gara eccellente a Silverstone, Ricciardo e Ocon si fermano al massimo al quarto posto. Quasi che il podio rifiutasse di accogliere piloti con la losanga sulla tuta. Eppure lo meriterebbero gli uomini di Enstone e quelli di Viry-Chatillon, oltre che lo stesso Daniel in partenza, per l’impegno e la stoica resistenza alle persistenti voci d’addio della casa madre. Il tutto ricordando che continuare sulla strada in ascesa non può che far aumentare l’acquolina in bocca del prossimo pilota della Giallona. È facile che Silverstone non regali più occasioni da podio alle scuderie di centro gruppo, ma a quello potrebbe pensarci Fernando. Dal 2021, s’intende.


IL NOBILE DESTITUITO

Forse non è il miglior momento per ricordare la parentela con l’aristocrazia spagnola di Carlos Sainz, ma il decadere dei nobili si sposa bene – con le dovute cautele del caso – alla posizione di Carlitos in McLaren. Dominante la scorsa stagione, in discussione quest’anno. Mentre Norris accumula punti su punti, e sorpassi su sorpassi all’ultimo giro, Sainz non ha raccolto quanto meritava, anche a causa di episodi sfortunati, ma è innegabile che sia del tutto scomparsa la supremazia del 2019, soprattutto sul passo gara. Questo fine settimana serve completare anche gli ultimi tre giri davanti a Lando. Perché la McLaren vorrà difendere con tutte le sue forze il terzo posto tra i Costruttori e lo stesso Carlos, futuro pilota Ferrari, non può perdere quotazioni proprio ora, alla vigilia della sfida con Leclerc.


RUSSELL ALLA RICERCA DEL PUNTO NASCOSTO

Va bene l’occasionale strafottenza, in fondo parliamo del protetto di chi tutto può (Toto Wolff), futuro pilota Mercedes probabilmente dal 2022 (in realtà non va bene ma la si può comprendere). Va bene l’assoluta supremazia nei confronti dei compagni di squadra, prima Kubica poi Latifi, tanto sul giro secco quanto sul passo gara. Va bene tutto, insomma, ma quando riuscirà a conquistare un punto Russell? Per il secondo anno consecutivo la promessa inglese si ritrova ultima in classifica (l’11° posto in Austria premia Latifi, anche lui a zero), e se da un lato nessuno si sognerebbe d’imputargli colpe che appartengono interamente alla vettura, dall’altro la situazione potrebbe incominciare a pesare. Rendendo la sconfitta del ‘braccino’ da primi punti la sfida più grande della sua stagione. Silverstone regalerà alla promessa di casa la prima, seria opportunità di top-ten del 2020?

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