LA SCUDERIA
Di quanto il 2020 sarà decisivo per la permanenza in F1 del gruppo Renault dal 2021 in poi ne abbiamo parlato approfonditamente qui. Prost ed Abiteboul hanno corretto il tiro durante la presentazione stagionale: niente più aspettative esagerate. Niente piani di vittoria in un quinquennio, niente posizioni in classifica costruttori da agguantare pena il fallimento della stagione. Piuttosto, serve dimostrare un miglioramento netto e continuo, una crescita della scuderia in tutte le sue aree: tecnica, strategica e manageriale. Eppure, considerando il quinto posto del 2019, in fondo le aspettative non possono che rimanere le stesse da diversi anni a questa parte: vincere la sfida a centro gruppo, magari avvicinando maggiormente le tre grandi squadre. La RS20 è figlia di un gruppo tecnico che, almeno in termini di quadri dirigenziali, è stato pressoché smantellato al termine della passata stagione. La vittima più nota è Nick Chester, direttore tecnico da lungo tempo ad Enstone, artefice assieme a James Allison delle ottime Lotus dell’era Raikkonen, probabilmente punito per il flop della prima monoposto francese guidata da Daniel Ricciardo. Il sostituto? Pat Fry, uomo di peso nella rinascita McLaren, con un passato anche a Maranello a cavallo degli anni Alonsiani. Insomma, l’arrivo di tecnici di peso (tra gli altri Dirk de Beer a capo dell’aerodinamica) in sostituzione ai padri della RS20 non ne semplifica la nascita e lo sviluppo iniziale. Qualche buona premessa, però, non sembra mancare: nonostante un passo gara non stratosferico dimostrato nei test, almeno nel lento la giallona (il colore tornerà dalla prima corsa del 2020) ha ottenuto ottimi riscontri, tanto che viene indicata da alcuni dati GPS come al livello di Red Bull e sopra a Ferrari. Complessivamente è complicato immaginarla a ridosso dei top-team, eppure il motore ha dimostrato ottimi valori di potenza nel 2019, l’affidabilità sembra essere cresciuta e la nuova filosofia a ‘naso stretto’ potrebbe aver risolto qualche problema di troppo all’avantreno. Non ci si può non aspettare di più, dai ragazzi Renault, rispetto a quanto portato in pista sino ad ora. Il 2020 esige risposte.
DANIEL RICCIARDO
Il tempo passa per tutti. Lui stesso ha più volte ribadito il concetto: non ha intenzione di correre fino alla soglia dei 40 anni. Il 2020, perciò, diventa il tempo delle risposte e delle scelte. Ad alcune domande può rispondere solo Daniel stesso: quanto si sente ancora pronto per diventare campione del mondo? Quanto è promettente lo studio Renault per la vettura ad effetto suolo del 2021? Quanto approdare dalle parti di Maranello gli consentirebbe di inseguire il sogno iridato? Sicuramente rimanere ad Enstone garantirebbe all’australiano, a meno di exploit imprevedibili di Ocon, un trattamento da prima guida. Mentre cedere alla corte di una squadra di vertice (per assurdo si può immaginare anche Mercedes) lo costringerebbe al confronto con piloti estremamente proibitivi da battere, e sui quali sembra essere scritto il futuro delle rispettive scuderie. Quale che sia la scelta di Daniel, crescere ulteriormente nelle prestazioni durante la stagione, affermandosi senza dubbio nel confronto con il nuovo compagno di squadra, potrebbe essere la migliore arma da sfruttare. Un podio, anche in circostanze fortunose, varrebbe tantissimo sia per lui che per la scuderia.
ESTEBAN OCON
Il ritorno di Esteban Ocon tra le fila dei 20 piloti più forti al mondo non può che soddisfare qualunque appassionato. Indipendentemente dalla sua storia in Force India, dalle tensioni con Perez o dalla vicenda Wolff-Abiteboul-Ricciardo, al termine della quale rimase senza il sedile Renault promesso per il 2019. Sostituire degnamente Hülkenberg non sarà semplice: il tedesco è un pilota veloce, consistente ed abituato alla lotta a centro gruppo. Tutte qualità che non mancano di certo ad Ocon, come dimostrato tra 2017 e 2018, ma che allo stesso tempo sono prive di quella dose di esperienza della quale Nico era indubitabilmente molto ricco. Sarà poi interessante capire quanto ha pesato sul francese l’anno di pausa: per quanto si minimizzi il problema, per molti è necessario un periodo di adattamento di qualche mese. Gli automatismi di corsa non sono semplici da recuperare, come insegna l’inizio 2019 di Giovinazzi. Alla Renault, però, servono subito punti pesanti nella lotta contro McLaren e Racing Point. Esteban è chiamato a una stagione molto complessa: dovesse avere successo, potrebbe ritrovarsi prima del preventivato con i galloni di capo squadra.
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