Se, se, se. Miliardi di ‘‘se’’ per un Gran Premio di Montecarlo che, nella sua crudeltà, ha saputo racchiudere una magistrale sintesi dell’esperienza - al limite del mistico - che imperterrita continua a rivelarsi la passione per il Cavallino Rampante.
L’ex presidente di uno dei maggiori club di calcio italiani definì la sua creatura ‘un enorme esercizio alla pazienza’. Nulla riassume meglio l’altalena di emozioni che ha costretto ogni singolo cuore Rosso a sorbirsi, nell’ordine: una SF21 paurosamente competitiva al giovedì, la conferma dei più scalmanati sogni il sabato, la pole provvisoria di Leclerc, il botto del monegasco, l’ansia per una possibile rottura, le rassicurazioni prima del via e il cedimento durante i giri di ricognizione. Se a mente fredda tutto ciò non si trasforma in un gigantesco esercizio di pazienza, nulla lo farà mai.
Il progressivo rallentare di Leclerc alle 14.20 circa di questo pomeriggio è stato scoraggiante, deludente, crudele e da un certo punto di vista ingiusto. I tifosi da un lato e gli uomini di Maranello dall’altro non meritavano minimamente un epilogo del genere, non dopo che il Cavallino aveva dimostrato di potersi giocare per puro merito la vittoria nel Principato. Un’eventualità, è bene ricordarlo, che nessuno osava paventare ad inizio campionato, per nessuno degli appuntamenti in calendario. Al massimo sarebbe arrivato un trionfo fortunoso, stile Gasly a Monza 2020.
Esistono ovviamente precise responsabilità riguardo quanto accaduto. La maggior porzione delle stesse ricade inevitabilmente sulle spalle di Charles stesso.
Mago nell’indovinare un secondo e un terzo settore al limite del perfetto nel primo tentativo in Q3, durante il successivo assalto finale ha semplicemente esagerato, commettendo un errore grave. Errore del tutto comprensibile, oltre che passato momentaneamente sottotraccia vista la bandiera rossa e la conseguente Pole Position; errore, allo stesso tempo, rivelatosi ventiquattro ore dopo drammaticamente carico di conseguenze.
Leclerc ha sempre imparato dai propri sbagli, forse è una delle caratteristiche migliori del monegasco, ed è indubbio che la prossima volta in cui non starà migliorando un giro già ottimo eviterà di inseguire l’impossibile (alla seconda fotocellula Leclerc aveva 150 millesimi di ritardo sul proprio giro), oppure finirà per ottenerlo senza commettere errori. Capita, soprattutto a Monaco, e si girerà pagina.
Qualunque discorso riguardante presunte negligenze nei controlli Ferrari, e nella successiva scelta di partire comunque dalla Pole Position, lascia il tempo che trova. Non è impossibile comprendere il perché, almeno secondo chi scrive. Sulla SF21 numero 16 sono stati sostituiti i gruppi ruota/sospensione a destra – sia l’anteriore che il posteriore -, il fondo, le ali e le appendici aerodinamiche di destra. Nel primo giro di ricognizione si è rotto l’accoppiamento tra semiasse e mozzo ruota a sinistra, il lato opposto a quello dell’impatto.
La grande preoccupazione della vigilia verteva sul gruppo trasmissione (cambio e differenziale), il quale in caso di sostituzione avrebbe determinato una retrocessione di cinque posizioni in griglia del monegasco. Le analisi dei tecnici Ferrari hanno escluso la presenza di danni ingenti e riscontrabili da fermi. Allo stesso tempo, nella mattinata Binotto aveva sottolineato come fosse necessario sperare che gli organi interni fossero rimasti integri. Questo perché senza rompere i sigilli FIA (e quindi incorrere in una penalità), i controlli agli ingranaggi rimanevano impossibili.
La rottura è avvenuta in un’altra zona, esaminata meno approfonditamente dai meccanici di Maranello. Un episodio tutt’altro che figlio di negligenza; banalmente, visto che il gruppo ruota sinistro non era stato visibilmente intaccato dall’incidente, sostituirlo avrebbe comportato la partenza dalla pit-lane in quanto mancato rispetto del parco chiuso. Lo si poteva fare solo dimostrandone l'inconfutabile rottura. Un rischio percorribile, soprattutto considerando che già si era deciso di affrontare quello legato alla sostituzione del cambio. Non si sono volute pagare cinque posizioni in griglia, come si può pensare si sarebbe potuto partire dai box? Inoltre, il semiasse avrebbe potuto benissimo rivelarsi integro anche ad ispezioni più approfondite, e cedere a causa di un disallineamento del differenziale non riscontrabile se non a monoposto in pista, dato che il componente da fermo in rettifilo non lavora. E in fondo è lui che, in caso di colpi, subisce le forze peggiori provenienti dalle ruote.
Risulta alquanto difficile – visto che il differenziale comunque lega semiasse destro e sinistro – che il colpo non sia stato responsabile della rottura, considerando l’enorme rarità della stessa in circostanze diverse da quelle vissute in un incidente tanto forte.
Tutto, quindi, riporta al botto di Leclerc. Chi scrive dubita enormemente non vi sia alcun collegamento. Il che, è bene ripeterlo, non equivale a gettare la croce sul monegasco, velocissimo e spesso salvatore della patria Ferrari.
Tutto ritorna così al turbinio di emozioni descritto in apertura dell’articolo. A mente fredda non può sfuggire che il rischio assunto dagli ingegneri Ferrari non riguardasse, come accaduto in tutto il 2020, il giocarsi al massimo un podio.
Si parlava di una vittoria, per puro merito, a Montecarlo!
La gara – e tutto il fine settimana – di Sainz non ha che confermato sia lo stato di forma della SF21, sia l’ottima strategia e il pit-stop attento dei ragazzi del box rosso.
Basta cambiare prospettiva e rendersi conto che si è tanto delusi solo perché la Ferrari si è giocata la vittoria, un qualcosa al di là di ogni singolo pronostico della vigilia. Un evento che illumina diversamente il reparto tecnico di Maranello e rafforza la speranza che nel 2022 il Cavallino possa davvero tornare a giocarsi un titolo.
La relatività del semiasse di Leclerc è tutta racchiusa in questo concetto. La vittoria, qualunque sia il perché, non è arrivata; la vittoria, però, per la prima volta da tempo poteva arrivare.
Trovate qui le Bandiere a Scacchi del GP di Monaco.
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