Charles Leclerc e Max Verstappen. Rivali da sempre. Rivali, forse, per sempre.
Due piloti, due giovani uomini costretti in un inseguimento perenne, quasi che il nascere a diciassette giorni di distanza, nell’autunno del 1997 baciato dagli Dei del motorismo, ne abbia segnato il destino.
Jos Verstappen e Sophie Kumpen, genitori di Max, condividono una brillante carriera nel kartismo, sfociata in nove anni di Formula Uno per il primo. Un’epopea breve e per nulla vincente, impreziosita da sprazzi di talento cristallino in un mare di delusioni, alcune legate a pura sfortuna – l’improvviso stop al programma ufficiale Honda su tutte -, altre a confronti impietosi con i rivali più illustri dell’epoca. Il piccolo Max diventa in breve un grezzo dal quale scolpire il pilota che papà Jos non è mai stato: allenamenti feroci, punizioni ruvide – senza scomodare varie dicerie, il piccolo fu lasciato in una piazzola di sosta per punizione dopo una corsa mal gestita, evento da lui stesso raccontato -, un’educazione da reggimento miracolosamente capace di innescare il risultato desiderato e non un naturale, comprensibile rifiuto.
La carriera di Verstappen nei kart è strabiliante, con una serie innumerevole di corse e titoli vinti a cavallo di nove stagioni, dal 2005 al 2013. La gestione del suo percorso nelle serie propedeutiche, al contrario, ricorda da vicino le manovre improvvise e spregiudicate che segnarono la carriera del padre in monoposto. Il sedicenne Max illumina la Florida Winter Series organizzata dalla FDA, reclamando un ruolo da protagonista nei racconti impressionati degli uomini Ferrari sulle pagine invernali di Autosprint. In primavera inizia la cavalcata in EuroF3, il più sfidante campionato per giovani piloti dell’epoca: dieci vittorie, tripletta a Spa, Masters a Zandvoort, titolo sfiorato nonostante diverse noie meccaniche e la monoposto di una scuderia, prima di lui, non certo al vertice.
La lotta tra Mercedes e Red Bull per il cartellino dell’olandese si conclude grazie al colpo a sorpresa di Helmut Marko, che lo porta subito in Toro Rosso. Il resto è Storia, fino al primo titolo iridato conquistato lo scorso dicembre ad Abu Dhabi.
La prima parte della carriera di Charles sembra invece un lungo inseguimento al rivale designato. Stesso obiettivo, tempistiche completamente diverse.
Hervé, il padre di Leclerc scomparso a giugno 2017, fu pilota in F3 e grande amico di Philippe Bianchi, membro della seconda generazione di una dinastia corsaiola francese. Il piccolo Charles, il cui padrino è Jules Bianchi, inizia a correre proprio a Brignoles, la pista gestita da Philippe.
Il talento è enorme, i mezzi economici molto meno; tramite Jules, il futuro pilota Ferrari conosce Nicholas Todt, entra nell’All Road Management e passo dopo passo, grazie all’oculata gestione del manager francese, costruisce la propria carriera in monoposto. Nel 2014 giunge 2° in Formula Renault 2.0 ALPS, nel 2015 4° in F3 – complice un danno al telaio riscontrato solamente nelle corse finali -, mentre dal 2016 entra in Ferrari Driver Academy e sbanca, in serie, GP3 e Formula 2 – qui il racconto di un’impresa ad Al Sakhir -.
Nel 2018 Leclerc approda in Sauber-Alfa Romeo e dal 2019, con il passaggio alla Scuderia Ferrari, entra definitivamente nel club dei piloti di vertice in Formula Uno.
Se la carriera del monegasco nelle formule minori sembra di certo più convenzionale e votata ad una crescita costante, attenta e preservata, in realtà il percorso di Leclerc, a posteriori, risulta molto più incerto e altrettanto complesso.
Max ebbe a che fare con un padre esigente e incontentabile, Charles perse il proprio mentre correva in Formula 2 e solo due anni dopo aver salutato Jules Bianchi, mentore e amico dei primi anni di vita. Max dovette soddisfare le attese di un percorso tracciato e certo, Charles crearlo senza alcuna certezza, soprattutto negli anni di passaggio tra i kart e le monoposto.
Le prime baruffe dai due - così lontani nelle esperienze di vita, così vicini nell’affrontare salite impreviste in un percorso che dovrebbe regalare solo gioie - avvennero proprio durante le corse in kart.
L’episodio che meglio riassume una rivalità netta e ai tempi priva di comunicazione diventò celeberrimo qualche anno fa, quando riemerse grazie ad un video presente su Youtube:
Il fattaccio, costato la squalifica ad entrambi, li vide tirarsi qualche ruotata di troppo dopo il traguardo di una manche del campionato WSK, condizionata da una precedente toccata che spedì fuori pista il monegasco mentre i due lottavano per la vittoria.
Nelle formule minori, complice il diverso percorso, le occasioni di confronto in realtà mancarono del tutto. Mentre Leclerc collezionava trofei sulle piste di tutto il mondo, Verstappen stupiva prima in Toro Rosso ed esordiva poi in Red Bull, nel 2016, vincendo subito a Barcellona.
Sarebbero dovuti passare anni prima che, complice l’approdo in Ferrari di Leclerc, i due tornassero ad incrociare le traiettorie.
ZELTWEG & SILVERSTONE 2019
Il 2019 non inizia certo nel migliore dei modi per la Formula Uno. Otto gare su otto vinte dalla Mercedes. Titoli mondiali ampiamente assegnati, poche storie alle quali aggrapparsi di corsa in corsa. Tra quelle appassionanti, proprio i primi mesi di Leclerc in Ferrari, con una vittoria sfiorata in Bahrain e il famoso botto al castello di Baku. La Red Bull RB15 di Verstappen, invece, fatica enormemente a causa di un problema di correlazione che ha reso meno prestazionale del previsto l’ala anteriore.
Non bastasse tutto ciò, i commissari del Gran Premio del Canada comminano una penalità incomprensibile a Vettel, privandolo di una vittoria meritata, e la successiva corsa al Paul Ricard stupisce per uno spettacolo ancor più noioso di quanto fosse lecito aspettarsi.
Insomma, l’ambiente ha bisogno di una scossa. In Austria un’ondata di calore estivo invade la Stiria per l’intero fine settimana, fermando le colonnine di mercurio intorno ai 35°C. Una volta scese in pista, le Mercedes W10 si rivelano del tutto impreparate alla sfida a causa di un impianto di raffreddamento sottodimensionato. Hamilton e Bottas, fin lì dominatori della stagione, si ritrovano fuori gioco.
Charles Leclerc e Max Verstappen non perdono l’attimo, occupando la prima fila dello schieramento. La Ferrari numero 16, velocissima in rettifilo grazie ad una Power Unit oltremodo potente, domina la corsa fino a quattro tornate dal termine, quando Verstappen, forte di coperture dieci giri più fresche e al termine di una rimonta iniziata dopo una partenza da incubo, lo attacca al tornante Remus. Leclerc resiste all’esterno e, sfruttando l’ottima trazione della SF90, mantiene la testa della corsa chiudendo la porta nel breve tratto in discesa che porta alla Schlossgold. L’olandese impara la lezione e due giri dopo prevede il tentativo di incrocio di Leclerc, accompagnandolo fuori pista con una ruotata e involandosi verso il primo trionfo stagionale.
Leclerc è furioso. Non solo ha visto sfumare la prima vittoria in carriera; il peggio, per lui, è l’essere stato vittima di una manovra che, dopo l’esito del recente Gran Premio in Canada, in pochissimi avrebbero giudicato regolare.
Al contrario, i commissari austriaci non prendono provvedimenti. Leclerc non indugia nelle recriminazioni e due settimane dopo, a Silverstone, si limita a dichiarare: ‘l’importante è che, d’ora in poi, le regole siano uguali per tutti. Ho capito che si può correre in maniera ruvida, mi adeguerò’. Detto, fatto. Mentre le Mercedes si involano verso l’ennesimo trionfo, Leclerc sfrutta la potenza del motore e le coperture Soft per inventarsi una prima porzione di gara senza precedenti nella Formula Uno ibrida. Il monegasco rintuzza ogni singolo tentativo di attacco di Verstappen, nettamente più veloce. Lo accompagna una, due, tre volte fuori pista. Perde la posizione durante il primo pit-stop e la riguadagna poche curve dopo, tuffandosi all’interno del tornantino Arena appena Verstappen mostra un’esitazione a gomme fredde.
Il ciclo ricomincia con chiusure folli a Stowe e una difesa della posizione che, qualche settimana prima, gli sarebbe di certo costata almeno una penalità. La seconda girandola dei pit-stop lo vede nuovamente dietro ma, sfruttando una Safety Car, Leclerc tenta nuovamente di riprendere la posizione alla chicane Club, stavolta con una ruotata vera e propria.
Il monegasco finisce lungo e deve rinunciare alla posizione, poi riacquisita in seguito al tamponamento della Red Bull da parte di Vettel. Charles, per la prima volta dopo anni di intimidazioni targate SuperMax, ha certificato l’esistenza di piloti capaci di opporsi all’olandese e addirittura metterlo in soggezione.
Trovate qui il video del duello.
Da quel momento in poi, infatti, il numero 33 tratterà diversamente il rivale d’infanzia, almeno nei rarissimi incroci durante una corsa. Perché, paradossalmente, per il resto della stagione i due rimangono lontani – a parte un contatto in partenza a Suzuka -, e la crisi Ferrari degli anni successivi li tiene lontani. Per un motivo o per l’altro, neanche nelle rare giornate di competitività Rossa, come Istanbul 2020 o Monaco 2021, i due si ritrovano vicini in pista.
AL SAKHIR E GEDDA 2022
Per assistere al secondo capitolo della sfida Verstappen-Leclerc serve attendere l’arrivo della Ferrari F1-75, capace di riportare il Cavallino Rampante ai vertici della Formula Uno.
Nelle ultime due domeniche Leclerc e Verstappen hanno imbastito una sfida lunga 600 chilometri e divisa in due parti. La prima, in Bahrein, a favore del monegasco; la seconda, in Arabia Saudita, a favore dell’olandese.
Il campione del mondo in carica ha subito cinque contrattacchi vincenti di Leclerc di fila: tre durante la prima corsa stagionale, con la Rossa numero 16 definitivamente involatasi verso la vittoria dopo l’ultimo, e due a Gedda pochi giorni fa. Al sesto tentativo il numero 1 ha giocato finalmente d’astuzia, chiudendo il DRS e rallentando quel che bastava per costringere Leclerc ad abbandonare i propositi di contrattacco e puntare tutto su una difesa dalle scarse probabilità di successo; Verstappen ha sverniciato la Ferrari sul rettifilo e, grazia anche ad una provvidenziale bandiera gialla, ha percorso senza grossi patemi gli ultimi quattro giri della corsa.
Oltre a sorpassi e controsorpassi, Leclerc ha saputo difendere la posizione alla ripartenza dopo le neutralizzazioni della vettura di servizio sia in Bahrein che in Arabia Saudita - esponendo, nel primo caso, la Red Bull all’attacco di Sainz - e nel confronto in qualifica conduce 2-0.
LA CONCLUSIONE
Nessuno, ad oggi, può sapere con certezza se Leclerc e Verstappen si contenderanno il titolo Piloti 2022. Lo si può immaginare o prevedere, vista le competitività delle rispettive vetture, ma ogni possibile ragionamento si ferma al livello di ipotesi.
Non si può neanche azzardare che, nel caso la previsione si avveri, il duello tra i due rimanga tanto pulito e corretto. Anzi, è più facile il contrario.
Eppure, le vicende personali e sportive dei due, quasi intrecciate, di certo impegnate a rincorrersi seguendo sentieri temporali solo oggi convergenti, sembrano aver determinato una sorta di rispetto reciproco. Impercettibile, forse temporaneo, ma inequivocabile nella sincerità di gesti e parole come quelli di Gedda, lontani dalla sportività imposta e invece credibili. Leclerc non si è certo sperticato in lodi dopo la delusione saudita, a stento ha guardato l’avversario sul podio. Nella pacca sulla spalla scesi dalla vettura, o nello scambio di battute nel paddock di Al Sakhir, i due sembrano riconoscere la grandezza altrui, le doti di un nemico talmente conosciuto da risultare familiare, di un pilota avversario nel quale specchiarsi e notare un vissuto simile, costellato di vittorie che solo superficialmente nascondono passaggi oltremodo complessi, capaci di segnare profondamente una personalità.
Charles è più veloce in qualifica e più calcolatore in corsa. Verstappen ha un ritmo irraggiungibile e una ferocia impareggiabile nel corpo a corpo, oltre all’esperienza di un titolo già vinto contro Hamilton, non certo l’ultimo arrivato.
La sensazione è che i due, monoposto permettendo, rimarranno rivali (?) per sempre.
Buon divertimento.
Fonte immagine: F1 / Twitter
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