Melbourne, domenica 3 marzo 2002.
Un cielo cupo sovrasta la capitale dello Stato di Victoria, sede del Gran Premio inaugurale di una stagione che in molti sperano possa ravvivare la lotta al vertice, anestetizzata dal dominio dell’accoppiata Schumacher-Ferrari in versione 2001.
Le qualifiche, al contrario, hanno reso l’umore degli avversari della Rossa simile alle nuvole che circondano l’Albert Park. Barrichello e Michael hanno monopolizzato la prima fila, separati da cinque millesimi, relegando Ralf Schumacher, primo degli inseguitori su Williams-BMW, a poco più di quattro decimi. Seguono Coulthard (McLaren), Raikkonen (McLaren), Montoya (Williams-BMW) e Trulli, al volante della Renault giallo-blu tornata a competere in forma ufficiale dopo diciassette anni.
Il distacco dalle monoposto emiliane, per le scuderie anglosassoni, è il minore dei problemi. Per quanto pesante, infatti, alla vigilia di un campionato lungo diciassette appuntamenti deve per forza rientrare nel novero del recuperabile. Altrimenti, tanto varrebbe impacchettare le attrezzature, abbandonare il paddock e non voltarsi più indietro.
Il dramma, invece, per chi già si immaginava capace di spezzare il dominio Rosso, è che Schumacher e Barrichello non sono al volante della F2002. I due piloti della Ferrari guidano ancora una F2001, ultra-evoluta e adattata alle poche variazioni regolamentari, certo, ma pur sempre una vettura della stagione precedente. Non è bastato un inverno intero, agli avversari del Kaiser e di Rubinho, per colmare il distacco accumulato in precedenza.
Il rischio quanto mai concreto è che, a partire dal GP del Brasile, la F2002 sbaragli la concorrenza imponendo un predominio ancor più schiacciante. Da qui le facce tirate dei team inglesi, passati tra l’altro in massa alla fornitura Michelin.
Il passo sulla lunga distanza dimostrato nelle libere da Schumacher, poi, spaventa ancor più dei risultati del sabato. Serve imbrigliare il tedesco e Barrichello sin dalla partenza, sperando che la natura tortuosa del semi-cittadino di Melbourne completi l’opera, rendendo impossibili i sorpassi.
Al via Ralf Schumacher scatta in maniera perentoria, eseguendo al meglio il piano ideato dal suo muretto box. In pochi metri supera il fratello Micheal e si tuffa nella scia di Barrichello, che si è portato a centro pista per difendere al meglio l’approccio alla chicane Brabham-Jones. Il brasiliano frena presto per preparare al meglio l’uscita. Forse troppo presto. Ralf, dietro di lui e ormai velocissimo, è preso in controtempo. Appena sfiora il pedale del freno le ruote cominciano a strisciare sull’asfalto, emettendo per qualche decimo di secondo del fumo biancastro. Poi, solo rumore di carbonio in frantumi. Il muso della Williams tocca il retrotreno della Ferrari numero 2, disintegrandosi. Le ruote si toccano e Ralf decolla, fortunatamente senza capovolgersi e dissipando gran parte della propria velocità nella via di fuga. Il posteriore della Rossa è distrutto. Raikkonen e Schumacher finiscono nell’erba per evitare l’incidente, con il secondo molto più fortunato e privo di danni. La Sauber di Heidfeld, più indietro, taglia nella porzione di erba interna alla chicane per evitare i detriti ma il pilota tedesco, appena abbandona l’asfalto, perde il controllo e dà il via ad una carambola impressionante. Sono coinvolti Fisichella, Button, Salo, Panis e McNish.
La pista è cosparsa di detriti, il che costringe la direzione di corsa a schierare la vettura di servizio. Comprese le due Arrows, rimaste ferme in griglia, nella colonna di piloti scampati al ritiro si contano undici caschi. In meno di un chilometro metà della griglia di partenza si è ritrovata spettatrice della prima corsa stagionale. Inoltre, dal caos è emerso David Coulthard, che guida il gruppo davanti a Trulli, Montoya, Schumacher, Irvine (Jaguar), De La Rosa (Jaguar), Sato (Jordan), Webber (Minardi), Yoong (Minardi) e Villeneuve (BAR), con Raikkonen impegnato in una lunga sosta i box per sostituire l’ala anteriore.
Dopo cinque giri si riparte. Coulthard mantiene il comando delle operazioni, mentre bastano poche curve per capire che Trulli, in seconda posizione, rallenterà enormemente Schumacher e Montoya. Il colombiano paga la scarsa temperatura degli pneumatici e finisce lungo in curva 3, facendosi sfilare da Schumi che inizia subito a mostrarsi minaccioso negli specchietti della Renault.
Al termine dei primi due giri lanciati la Rossa numero 1 paga un ritardo di 6’’ dalla McLaren dello scozzese. Perdere altro tempo sarebbe troppo deleterio. Schumacher prepara meglio che in precedenza la manovra di sorpasso, privilegiando l’uscita dall’ultima curva con lo sguardo rivolto ad un sorpasso nel secondo rettifilo piuttosto che alla prima staccata, dove Trulli tende ad arrivare con un buon margine grazie all’ottima trazione garantita dal V10 francese a baricentro basso. Jarno, intuendo il pericolo, forza in uscita dalla piega Jones, perde il posteriore e va a sbattere pesantemente contro le barriere di protezione. Gara finita per l'abruzzese e Safety Car di nuovo in pista.
La bandiera verde viene sventolata all’inizio del dodicesimo passaggio. Sotto il traguardo, per la sorpresa degli spettatori ammassati sulle tribune stracolme dell’Albert Park, transitano Montoya e Schumacher affiancati, con il primo che riuscirà a proteggere l’interno in curva 1 e assumere la testa della corsa.
Cos’è successo a Coulthard? Lo scozzese è finito lungo alla penultima curva, proprio mentre accelerava per ridare il via alla corsa, finendo nell’erba e dovendo cedere la posizione a buona parte del gruppo che lo seguiva. Schumacher, sorpreso dall’accaduto, paga l’attimo di esitazione nel prendere il comando delle operazioni permettendo a Montoya di affiancarlo.
L’errore del povero David sembra goffo e tragicomico ai più; in realtà bastano poche tornate per vederlo nuovamente nell’erba, più di una volta, per poi rallentare vistosamente intorno alla venticinquesima tornata e parcheggiare la propria vettura a bordo pista al giro 33. Il ritiro, così come i numerosi fuori pista, è dovuto a noie elettroniche nella gestione del cambio.
Schumi si ritrova nuovamente bloccato dietro una vettura meno veloce di lui. Inizia un duello esaltante, con Raikkonen - che nel frattempo ha raggiunto la 3° posizione scartando senza troppi problemi le Jaguar, le Minardi, Salo e Villeneuve - capace di rosicchiare decimi ai due ad ogni curva che passa.
Juan Pablo è un mastino, chiude ogni singolo spiraglio. Michael, dopo un giro di raffreddamento delle coperture, forza l’attacco. Al giro 15 la Ferrari numero 1 sembra una fionda in uscita dalla Prost, la piega sinistrorsa che completa la tornata dell’Albert Park. I due sono quasi affiancati nei due rettifili che seguono ma la Williams-BMW riesce a rimanere in testa. Il copione si ripete, identico, cinque chilometri dopo.
Al terzo tentativo Michael cambia strategia. Rimane più lontano nel tortuoso complesso finale, privilegiando ancor di più la fase di trazione in vista del rettifilo principale. Entrato in scia di Montoya si fa appena vedere negli specchietti, per poi soltanto accennare un attacco in curva 1. Juan Pablo è in trappola: dovrebbe difendere l’interno durante la staccata senza sacrificare la fase di uscita. Impossibile, e infatti finisce largo di quei pochi metri che bastano alla Rossa per incrociare la traiettoria e catapultarsi in testa alla corsa.
Da quel momento, per Schumi, inizia una piacevole passeggiata di fine estate nel più famoso parco di Melbourne. Il ritmo della F2001 è imbarazzante: in meno di due giri, Michael accumula 5’’ di vantaggio.
Intorno alla trentesima tornata, quando la Rossa si ritrova 20’’ più avanti del primo avversario, il campione del mondo passa ad una gestione della corsa tanto palese quanto svilente per gli avversari– il ritmo sale improvvisamente dal 1.28 alto all’1.30.5 –. Il Kaiser rivedrà i colleghi solamente al traguardo, dopo un singolo pit-stop perfetto e poche, pochissime inquadrature.
Più indietro gli spunti di interesse sono pochissimi. Dopo il ritiro di Coulthard e un incidente di Villeneuve, gli otto superstiti sono troppo distanziati per rendere spettacolare la corsa. Gli unici duelli degni di nota sono quelli tra Montoya e Raikkonen per il secondo posto, con il finlandese che per qualche giro sembra poter insidiare la Williams, perdendo però lo slancio in occasione del pit-stop, e l’attacco nel finale della Toyota di Salo alla Minardi di Webber per il 5° posto, sfumato a causa di un testacoda della vettura giapponese. Il giovanissimo Mark può così festeggiare un risultato storico per la scuderia faentina, proprio nella sua corsa di casa.
Sul podio suonano, uno dopo l’altro, l’inno tedesco e quello italiano, in un tripudio Rosso che celebra l’ennesimo trionfo dell’accoppiata Schumacher-Ferrari.
Autori, come accadrà altre 11 volte in stagione, di una vera e propria passeggiata nel parco.
Qui trovate il video integrale del duello Schumacher-Trulli-Montoya.
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