Breve riassunto dei tre podi ottenuti dalla Ferrari nel 2020. Chi se li ricorda a menadito salti a piè pari, chi ha qualche dubbio dia una scorsa veloce, chi – giustamente – ha dimenticato in fretta poche coppe all'interno di una stagione orrenda ne approfitti per rinfrescare la memoria. Almeno, al termine di queste poche righe, potremo ragionare tutti partendo dallo stesso livello di conoscenze pregresse.
Il primo podio Rosso del 2020 viene conquistato da Charles Leclerc in Austria, al primo appuntamento stagionale. È luglio inoltrato e la Formula Uno ritorna a correre dopo lo stop del primo lockdown. Leclerc è 7° in qualifica. Squadra, tifosi e commentatori si rendono conto che la situazione è ben peggiore di quanto percepito ai test di Barcellona. Il monegasco mantiene la posizione al via. È poi 6° grazie al ritiro di Verstappen. La corsa prosegue senza scossoni e la SF1000 rischia di subire l’onta del doppiaggio. Russell, però, si ritira provocando una Safety Car. Alla ripartenza Leclerc passa Albon, giratosi dopo il contatto con Hamilton, Norris e Perez – entrambi sorpassi stupendi, ma la Racing Point non ha cambiato le gomme in regime di neutralizzazione – e taglia il traguardo 3°. È 2° grazie alla penalizzazione di Hamilton. In sostanza, una sola posizione guadagnata di puro merito.
A Silverstone, poche settimane dopo, gli ingegneri Ferrari pescano un jolly dal mazzo degli assetti presentandosi con ali stile Monza. La scelta paga e Charles – immenso - in griglia è 4°. Mantiene la posizione al via e, anche dopo lo stop in regime di Safety Car dopo il botto di Kvyat, non ha grossi problemi a rimanere alle spalle dei migliori. Lo aiuta Grosjean nell’impresa che, rimasto in pista durante la neutralizzazione, per qualche giro dopo la ripartenza lo copre dagli attacchi di Sainz e Ricciardo. A fine gara è 3° grazie alla gomma scoppiata a Bottas.
In Turchia asfalto scivolosissimo e pioggia annullano l’enorme deficit motoristico della SF1000. La monoposto scalda bene le intermedie e Leclerc e Vettel, fantastici, approfittano di numerosissimi guai davanti a loro (Ocon, Bottas, Verstappen) artigliando rispettivamente la 4° e 3° posizione (Charles è lungo all’ultima curva mentre prova a passare Perez per la seconda piazza) in condizioni alquanto anomale. Le Rosse conquisteranno un punto nelle successive tre corse.
Sono questi i podi della Ferrari 2020. Ergo, e l’articolo potrebbe concludersi qui ed ora, al Cavallino Rampante di Barcellona 2021 non manca niente rispetto alla scorsa stagione. Nulla, zero al quadrato. La corsa catalana, sulla pista tecnicamente più probante del mondiale, ha visto Leclerc tenersi dietro abbastanza agevolmente la migliore vettura del lotto nel primo stint su gomme rosse, impostare una strategia sulla sosta singola e abbandonarla solo per compiere un pit-stop di copertura nei confronti di Perez, inutile in termini di risultato finale. Il tutto relegando la migliore delle McLaren a 19.1 secondi – poco meno del tempo di una sosta -, tra l’altro mentre lo stesso Ricciardo veniva braccato da Sainz palesemente più veloce, difendendosi egregiamente dalla seconda Red Bull ed evitando qualunque avvisaglia di crisi nelle gestione degli pneumatici.
È triste che la Rossa paghi quasi un minuto al traguardo e non si giochi la vittoria? Ovviamente lo è. Sarebbe intellettualmente disonesto negarlo. Allo stesso modo, giudicare il passo della SF21 prendendo come riferimento il solo Hamilton è clamorosamente scorretto. Parliamo di una vettura massiccia evoluzione di una monoposto pensata per un motore molto più potente, aggiornata – causa regolamenti – in molte meno componenti del necessario e ancora penalizzata dalla peggiore unità motrice del lotto. La ventina di cavalli pagati al Montemelò in assetto gara hanno significato, ad ogni singola tornata della corsa, uno svantaggio di più di tre decimi sui motorizzati Mercedes.
Inaccettabile dalla Rossa? Ovvio, ma non si può pensare che in un inverno vengano annullati 60 cavalli di ritardo senza poter contare su una strada di sviluppo che, illegale o meno, ad inizio 2020 è stata sbarrata dalla FIA, costringendo ad un intero ripensamento del progetto. Lo stesso dicasi per muso, sospensione anteriore e telaio che dovevano accompagnare la Rossa alla rivoluzione 2021, ed invece sono stati chiamati a disputare una seconda stagione senza poter essere ritoccati.
La corsa di Barcellona, oltre ad aver rappresentato una vittoria netta nei confronti dei diretti avversari (la McLaren), ha dimostrato inequivocabilmente come l’ufficio tecnico Ferrari non abbia smarrito la via. Nel 2019, prima della Safety Car intervenuta nel finale, la SF90 (nove pole position e tre vittorie a fine stagione) pagava un distacco simile a quello odierno al Montmelò. Nel limite del possibile, gli uomini di Maranello hanno dimostrato di saper reagire. Raddrizzare una situazione disastrosa come quella della passata stagione conferma che, almeno teoricamente, la struttura potrebbe essere capace di buoni risultati nel 2022. Ne sono dimostrazione i pit-stop, disastrosi nel 2020, tutti e quattro sotto i tre secondi nella corsa odierna.
Per questi motivi il quarto posto di Leclerc a Barcellona vale più di ognuno dei tre podi 2020. Ed è per questo che Binotto, ai microfoni Sky, si è lamentato del tormentone Vanziniano ‘date una macchina a questo ragazzo’. Nessuno nega che Leclerc meriti di più, ma se le parole dell’unico commentatore italiano sono le stesse di un anno fa, agli occhi di chi non è appassionato o esperto la situazione rimane la medesima. Il che oscura il lavoro di migliaia di persone le quali, nel limite del possibile, meritano un plauso per la reazione invernale. Difenderle, dato che non hanno voce, è IL compito comunicativo del capo della Gestione Sportiva; per una volta, l’esecuzione è stata perfetta e senza strafalcioni.
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