Fortuna e sfortuna. Concetti vacui, indefiniti, inafferrabili nelle corse. Per Enzo Ferrari non esistevano. Secondo una miriade di piloti, capi squadra e addetti ai lavori, invece, hanno segnato destini e concluso carriere, aperto cicli e portato a licenziamenti.
Non c’è dubbio che l’evento favorevole o l’allinearsi delle situazioni di corsa abbia riscritto corse e interi campionati. Basta riavvolgere il nastro ad Abu Dhabi 2021 per capire come un testacoda, innocuo in qualunque altra curva del tracciato, abbia cambiato il corso del mondiale, aiutando Verstappen nell’impresa iridata.
A volte, e sono occasioni ben più rare, l’impressione è che una squadra, un pilota e una vettura non abbiano minimamente bisogno della fortuna per vincere. Troppa la superiorità mostrata in pista, troppo dirompente l’attaccare o il difendersi, l’esplodere e l’esporsi di uno stato di grazia irraggiungibile.
Il fine settimana bahreinita, per la Ferrari, è andato proprio così.
Il passo gara di Leclerc non è stato infinitamente migliore di quello di Verstappen – tanto sfortunato nel finale quanto valido avversario -; il monegasco non ha certo accumulato un vantaggio abissale nella prima parte di gara. Charles ha dovuto difendersi e contrattaccare, chiudere le traiettorie e pensare al sorpasso successivo.
Nelle fasi precedenti e successive al duello, però, il ritmo della F1-75 è stato inesorabilmente migliore. Quasi tutte le tornate vedevano il monegasco guadagnare due, tre decimi su Verstappen. Nulla che lo mettesse al riparo dai tentativi di undercut; abbastanza, però, per dare la sensazione di poter sempre dominare la corsa, controllarla, correggerne l’andamento in caso di imprevisti o fiammate di Verstappen.
Per tre giri di seguito il numero 1 ha attaccato Leclerc in fondo al rettifilo principale, grazie a un treno di gomme soft fresche e consapevole che, visti i quattro secondi pagati nei primi quindici giri di corsa, la Rossa andasse bloccata sorpassandola, spezzandone il ritmo. Charles ha mantenuto il sangue freddo, non ha mai chiuso la porta in faccia all’olandese e ha sempre preparato la risposta, forte di una monoposto superiore in trazione e allungo sin dal venerdì. Paziente, chirurgico, indomabile, Leclerc ha quasi assecondato l’avversario, fino a condurlo all’errore che, complice il bloccaggio in frenata, ha definitivamente spento le velleità di Verstappen e annullato del tutto il vantaggio delle coperture meno consumate.
Non che Leclerc non abbia impressionato in partenza, in qualifica o nel giro seguente al rientro ai box della Safety Car; quei tre giri, quelle tre risposte perentorie hanno però reso palese la superiorità del pacchetto pilota/F1-75. Almeno in Bahrain, almeno per il primo fine settimana di una stagione infinita, che potrebbe veder cambiare continuamente i valori in campo.
La sensazione di una vittoria inesorabile è cresciuta continuamente durante la corsa e l’intero fine settimana. La paventata superiorità Red Bull, emersa nel giorno finale dei test, si è trasformata in un interrogativo già durante il Q1, quando si è compreso come a Maranello, dopo aver interpretato i riscontri delle libere, gli ingegneri fossero riusciti a confezionare un set-up che annullasse il ritardo in curva. Pagando qualcosa in termini di velocità massima ma raggiungendo un bilanciamento ottimale, particolarmente promettente in vista della corsa.
Non era per nulla scontato, visto lo scetticismo che alleggiava sul reparto tecnico di Maranello e sulla soluzione a pance larghe, che il telaio e la Power Unit emiliane emergessero così tanto dalla mischia.
Non era per nulla scontato che i meccanici, ai box, si dimostrassero ben più efficaci dei blasonati colleghi Red Bull, regalando a Leclerc un mezzo secondo salvifico in occasione del secondo pit-stop. Senza, Verstappen sarebbe molto probabilmente passato e il controsorpasso avrebbe comportato un’enorme mole di rischi, nonostante le alte probabilità di successo.
Inesorabile. Un aggettivo sconosciuto anche al Leclerc vincente del 2019, causa i trionfi soffertissimi di Spa e Monza. Una sensazione che ormai si era tramutata in ricordo a Maranello e che un domani, quando l’affinità con la F1-75 sarà cresciuta, anche Sainz – comunque ottimo ad Al Sakhir - potrà provare.
Oggi non è più così perché in Bahrein, alla Ferrari, la fortuna non è servita più.
Sarà così anche a Gedda?
Non perdete, domani, le prime Bandiere a Scacchi della stagione, per ritornare sulla gara di ognuno dei venti piloti e scoprire chi ha sorpreso e chi deluso, chi ha convinto e chi dovrà cercare un riscatto in Arabia Saudita.
Fonte immagine: Ferrari / Twitter.
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